Il grande sonno ad Ovest

sabato 26 febbraio 2022


In questi giorni siamo tutti esperti di guerra e di geopolitica. Non che le opinioni le possano esprimere solo gli esperti, ci mancherebbe, ma ci piacerebbe fare qualche considerazione più “terra terra” per riflettere sulle miserie dell’Occidente.

Arrivano sui nostri telefoni delle immagini agghiaccianti: tank russi che infieriscono brutalmente e inutilmente su convogli civili, bombardamenti, donne e bambini nel panico più assoluto. La guerra è una barbarie della quale non si dovrebbe più sentire parlare nell’anno del Signore 2022.

Ed infatti non se ne era sentito più parlare almeno dall’ultima presidenza democratica negli Stati Uniti. Sarà un caso, ma Donald Trump era un pazzo guerrafondaio mentre invece Sleepy Joe ha fatto un casino inenarrabile portando la guerra in Europa. Un po’ – e con i dovuti distinguo – come fecero Bill Clinton e Barack Obama, campioni mondiali di sgancio di bombe.

Dicevamo che la guerra è un abominio ma bisognava aspettarsela una guerra: troppe sono state le ingerenze occidentali in Ucraina a partire dai presidenti filo-americani impalcati grazie “all’aiutino” fino ad arrivare alla minaccia di portare la Nato in Ucraina e cioè fino ai confini russi.

Questo non giustifica la guerra di Vladimir Putin (che in ogni caso resta un crimine) ma spiega gli errori diplomatici che hanno portato a questo atto inaccettabile. Atto che bisognava mettere in conto.

Visto che dopo ogni azione ci deve essere una reazione, spiace constatare che le possibilità di reazione dell’Occidente siano nulle. E anche questo bisognava aspettarselo, metterlo sul piatto prima di tirare la corda e calcolare lo scarso effetto di deterrenza di fronte agli atti unilaterali minacciati dalla Russia.

In questi anni abbiamo assistito immobili di fronte alle manovre della Cina in Africa (la Cina ha conquistato l’Africa in maniera silente) e siamo stati in silenzio anche quando – con la stessa benevolenza del Dragone – i Talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan (e delle ingenti fonti di metalli preziosi per le nuove tecnologie contenuti nel sottosuolo). Non abbiamo avuto nemmeno la forza di chiedere a Pechino spiegazioni sulla pandemia che fossero minimamente attendibili. Muti di fronte ad un colosso che deteneva quote ingenti dei nostri debiti pubblici, grosse partecipazioni economiche in giro per il mondo, il monopolio su alcune produzioni e tanto altro. In pratica ci siamo fatti prima prendere gli zebedei tra le mani e poi ci siamo fatti minacciare di farceli stringere se solo avessimo proferito verbo.

E la stessa cosa sta accadendo con Putin: tutti muti altrimenti il dittatore Russo ci spegne il riscaldamento. E allora la memoria non può non andare a Greta Thunberg e ai cosiddetti “gretini” che come scuola di pensiero preesistono alla stessa Greta.

Se in questi anni non avessimo detto no a tutto, forse oggi saremmo più liberi di reagire. Abbiamo detto no alla trivellazione nell’Adriatico, no al nucleare, no a qualsiasi produzione che non fosse assolutamente green. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la Cina ha fatto piazza pulita del nostro manifatturiero, la bolletta energetica è cresciuta grazie alle gabelle europee sulle emissioni e Putin ci ha resi schiavi dal punto di vista energetico. E per questo noi resteremo immobili di fronte a un simile abominio limitandoci a “condannare con assoluta fermezza questo atto scellerato”. E non finisce qui: tra poco la Cina farà una “nuova Ucraina” con Taiwan e noi resteremo muti.

E l’America? In ogni caso all’America questa volta andrà bene perché, come minimo, avrà posto fine ai rapporti troppo stretti che si sono ingenerati negli ultimi anni tra Russia, Cina ed Europa, sacrificando un piccolo Stato Sovrano per riprendersi il controllo del Vecchio Continente.

Che si tratti dell’Oriente o dell’America, noi siamo e resteremo un continente a responsabilità limitata.


di Vito Massimano