Siamo ricaduti nel totalitarismo

sabato 26 febbraio 2022


Il Venezuela è l’esempio perfetto del totalitarismo che si finge di sinistra mentre poi usa l’esercito come sempre nel golpismo latino-americano. Hugo Chávez assoldò Norberto Ceresole, un infiltrato neofascista della Giunta Videla nelle file dei Montoneros (gruppo armato di estrema sinistra). Ceresole filo komeinista e antisemita, è autore di “Caudillo, ejercito, pueblo”, un titolo che potrebbe essere lo slogan perfetto di Vladimir Putin e Xi Jinping, per come sintetizza le travi portanti di ogni dittatura. Ogni dittatore ha bisogno del controllo assoluto dell’esercito e delle forze di sicurezza e polizia, nonché dei media. Il mito del peronismo destra-sinistra ha impestato anche gli Usa di Donald Trump, una nazione da sempre estranea a ogni forma monocratica. Che dire del leaderismo italiano fallito, da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, poi con la Lega, nata autonomista ma scivolata in uno statalismo mischiato al sostegno alle Partite Iva?

Il Movimento Cinque Stelle, nato dopo tour qualunquisti di Beppe Grillo nei Teatri Tenda, sostenuto da un quotidiano come Il Fatto e dal tardo cattosocialismo dei social, figlio di una concezione purificatrice della Storia e della società insieme marinettiana e bolscevica, è poi esploso perché per fortuna nelle democrazie liberali l’esercito, la polizia e l’informazione sono abbastanza autonomi. Poi c’è il totalitarismo neo-socialdemocratico, diffuso nelle democrazie occidentali, innervato da tecnologie spersonalizzanti e sostenuto da una classe simile a quella impiegatizia burocratica che era l’asse del regime sovietico e di quelli nazifascisti. I regimi neo-socialdemocratici fondono esercito e polizia nel sistema dei media. Il controllo dell’informazione fornisce il successo e diffonde il politicamente corretto, un culto dei diritti umani funzionale alla raccolta di voti, e un amore inutile per gli oppressi, perché per loro ci sono oboli, ma non soluzioni. Questa pseudo-etica sostituisce la religione (il Cristianesimo scivola nella stessa direzione) e ripulisce le coscienze, cancellando il pensiero autonomo. Il degrado del pluralismo e della trasmissione di sapere nella scuola è una cinghia portante del dominio neo-socialdemocratico dell’Uomo a una dimensione: ed è un degrado voluto.

La Russia come guida di Cina e Iran

Si deve valutare con attenzione la Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin (il “teologo politico” di Putin). Dugin, in un’intervista concessa alla Fondazione Julius Evola, parla dei suoi referenti: Evola, René Guénon e Martin Heidegger politico, vicino al nazismo. Sia chiaro che sono – comunque la si pensi – autori importanti, che ricordano che il mito è uno strumento del sapere quanto la scienza. Come fanno capire la fisica quantistica, il logico Ludwig Wittgenstein e Kurt Friedrich Gödel, il sapere perfetto è sintesi del pensiero digitale-scientifico e di quello analogico-intuitivo. Dugin parla dei “tradizionalisti” che vivono da borghesi: “Credo che l’ordine borghese debba essere distrutto. La mia tesi è una logica conseguenza delle posizioni evoliane e tradizionaliste. (…) La Quarta Teoria Politica propone… la decostruzione del liberalismo, dell’eurocentrismo e del modernismo… già oggi è possibile lavorare con questo concetto… gli iraniani, come i cinesi, possono vedere nel loro assetto politico una manifestazione storica della Quarta Teoria Politica. È un invito aperto… fascismo, comunismo e liberalismo sono del tutto intrisi di modernità. Io critico il fascismo nei suoi aspetti borghesi, razzisti e nazionalisti. La Quarta Teoria Politica spalanca un altro spazio concettuale (…)  bisogna compiere una grande purificazione interiore per sviluppare in modo fruttuoso il tradizionalismo”.

Rispetto a Dugin, Putin agisce diversamente: si lega al tradizionalismo ortodosso, ma in concreto resta un materialista erede del Kgb. Tutti i totalitarismi si basano sulla riduzione della vita a economia (quello che gli stessi definiscono “liberismo”). Non possono accettare una fede diversa da quella verso il leader, nemmeno quella spirituale. Putin fa la guerra per arricchire la sua parte a spese di altre nazioni, ciò di cui accusa le multinazionali che comanderebbero la Nato. Come ho già scritto, la Russia putiniana, priva di commercio interno, è quasi priva di borghesia, e la sparizione del ceto medio produce totalitarismo.

Crisi delle democrazie occidentali

Anche in Occidente la classe media è in declino. Dopo la globalizzazione nel commercio, assistiamo a una concentrazione delle produzioni, del trasporto e vendita di merci attraverso grandi aziende e catene distributive. Il monopolismo si riproduce nei comportamenti: tutti mangiano le stesse cose, vedono gli stessi film, leggono le stesse cose (a parte gli acculturati di livello superiore). Tutti corrono e camminano per salutismo, non per il piacere di farlo come in George Hébert (per fortuna utilizzato negli addestramenti dei reparti scelti dell’esercito italiano), David Henry Thoreau e Ralph Wald Emerson. Si diffondono come in Russia pratiche spiritistiche, scie chimiche, teorie del complotto, desideri di spiritualità cui i prodotti religiosi non danno più risposta. Ognuno cerca di trovare una narrazione diversa da quella monolitica dei media, e su ogni tema pubblico si creano dualismi atroci, persino sul Covid.

Infine l’Occidente, nella visione purificatrice russa, cinese e islamica, appare come una Hollywood Babilonia in cui una drag queen può diventare ministra di Joe Biden. La governance nelle democrazie liberali è soffocata dalla regolamentazione e dalla burocrazia digitale. La catena di comando è più lenta di quella totalitarista. Ogni legge subisce correzioni e modifiche dai partiti, così da diventare una giungla. I partiti sono da rifondare, così come la strategia per contrastare i nuovi totalitarismi.


di Paolo Della Sala