lunedì 3 gennaio 2022
“L’egemonia occidentale è finita”, ha dichiarato di recente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “È durata secoli, ma è finita”.
Nel contempo, le moschee di Colonia (in foto la moschea centrale della città tedesca), la quarta città più grande della Germania, hanno ottenuto il permesso di trasmettere ogni venerdì l’invito alla preghiera dagli altoparlanti del minareto.
“Molti residenti a Colonia sono musulmani”, ha affermato il sindaco Henriette Reker, “e a mio avviso è un segno di rispetto consentire la chiamata del muezzin”.
Per altri, la chiamata alla preghiera islamica rappresenta lo stesso grido di conquista che i cristiani del Medio Oriente e dell’Africa sentono cinque volte ogni giorno e sera alle porte delle loro chiese e delle loro case. Adesso è il turno della Germania.
Sedici anni fa, Papa Benedetto XVI fece la sua prima visita papale a Colonia. Invitò i giovani d’Europa a tornare alle proprie radici in pellegrinaggio alla tomba dei Re Magi. A Ratisbona, un anno dopo, Ratzinger mise in guardia contro la violenza intrinseca dell’Islam. Colonia è ora il luogo in cui la Germania ha appena firmato la sua resa all’Islam politico.
Il giornalista Daniel Kremer, scrivendo sulla Bild, ha ricordato che molte delle moschee di Colonia sono state finanziate e sono dirette dal presidente turco Erdogan, “un uomo che si oppone ai valori liberali della nostra democrazia”, aggiungendo: “È sbagliato equiparare le campane delle chiese alla chiamata alla preghiera islamica. Le campane sono un segnale senza parole che aiuta anche a sapere l’ora. Ma il muezzin grida ‘Allah è grande!’ e ‘Attesto che non c’è altro Dio all’infuori di Allah’. Questa è una grossa differenza”.
Le campane della chiesa non proclamano che il dio cristiano è l’unico Dio e che Gesù è suo figlio.
Anche l’esperto di integrazione Ahmad Mansour ha contestato la posizione del sindaco Recker. “Non si tratta di ‘libertà religiosa’ o ‘diversità’, come sostiene il sindaco Recker”, ha detto Mansour. “La moschea vuole visibilità. Il muezzin è una dimostrazione di potere”.
L’anno scorso, un tribunale della città di Münster ha stabilito che una moschea è autorizzata a eseguire la chiamata alla preghiera del venerdì tramite altoparlanti. Quella moschea è gestita dall’Unione islamica turca per gli Affari Religiosi (DITIB). Essendo la più grande organizzazione ombrello delle moschee in Germania, la Ditib fornisce imam e finanziamenti, gestisce circa 900 moschee in Germania e conta circa 800mila membri. Poco dopo la sentenza, il governo dello Stato dell’Assia ha stabilito che le chiamate alla preghiera del muezzin attraverso gli altoparlanti del minareto sono consentite anche senza permesso.
Lo Spiegel ha osservato che otto delle 100 città tedesche più popolose hanno dato il via libera alle chiamate alla preghiera islamica. A Düren, nel Nord Reno Westfalia, la moschea turca Fatih chiama alla preghiera tre volte al giorno. La professoressa di etnologia Susanne Schröter della Goethe University di Francoforte sostiene che tali commenti mostrano che molti musulmani considerano le chiamate alla preghiera come il trionfo di un “Islam forte” su un “Cristianesimo debole”, presumibilmente accompagnato dal desiderio che la mezzaluna islamica rimpiazzi le stelle dell’Unione europea.
“La chiamata del muezzin si sentirà in tutta la Germania?” si è chiesto il Bild, il quotidiano più popolare della Germania. Già a Monaco la si sente: da aprile 2020, sono cinque le moschee che diffondono con gli altoparlanti la chiamata alla preghiera. “Il richiamo del muezzin non necessita di approvazione”, hanno affermato le autorità di Hannover, dove ci sono 27 moschee. “È come il suono delle campane delle chiese, della libera pratica religiosa che è costituzionalmente tutelata”.
Una risposta simile è arrivata da Dresda: “Ci consideriamo una società urbana diversificata e cosmopolita”.
Da Francoforte, sede di una moschea che ospita fino a 6mila fedeli, il sindaco ha dichiarato: “La legge non prevede una procedura di approvazione per la preghiera del muezzin, così come per le campane delle chiese”.
Anche città come Dortmund, Hamm, Siegen, Düren e Oldenburg hanno consentito alle moschee di trasmettere la chiamata alla preghiera islamica tramite altoparlanti. A Norimberga, che ospita una dozzina di moschee, consentire il richiamo del muezzin a quanto pare “non è un problema”.
L’ex presidente della Corte costituzionale del Nord Reno-Westfalia, Michael Bertrams, parla di un “trionfo politico” per il presidente turco, mentre Hamed Abdel-Samad, sociologo che vive sotto scorta armata per le minacce di morte dei fondamentalisti islamici, è ancora più chiaro: “La chiamata alla preghiera inizia con ‘Allahu Akbar’, che è anche il grido di battaglia dei musulmani. Significa che Dio è il più grande. Più grande del nemico, più grande del popolo, più grande della vita, più grande della Germania, più grande di tutto. E poiché è più grande di tutto, alla fine vale solo la sua legge, la Sharia”.
Malte Kaufmann, un membro del Bundestag, ha scritto: “D’ora in poi ogni venerdì a Colonia, ‘Non c’è altro dio all’infuori di Allah!’ Ma l’islamizzazione non dovrebbe assolutamente avvenire in Germania. (...) Sono anni che ne sottolineiamo i pericoli! Il ricorso al muezzin è una pretesa di potere. Passo dopo passo, l’Occidente cristiano viene tradito”.
“La storia della Moschea centrale di Colonia documenta l’ingenuità delle autorità tedesche nel trattare con le organizzazioni islamiche”, scrive la svizzero Neue Zürcher Zeitung, il più antico quotidiano europeo di lingua tedesca.
“Prima dell’inizio della costruzione, l’associazione turca ha promesso all’allora sindaco di Colonia, Fritz Schramma, che i sermoni si sarebbero tenuti in tedesco e che la moschea sarebbe diventata un luogo di incontro per membri di diverse religioni. L’ex sindaco, uno dei maggiori sponsor, non è stato invitato all’inaugurazione. Volevano costruire una casa per incontri interculturali in cui si predicasse l’Islam in tedesco. Nello spirito di Erdogan, è stato creato un centro nazionalista islamista. Dopo questa vicenda, chiunque pensi che il muezzin si fermerà a cinque minuti si illude”.
Ciò che sembra esistere è un clima di resa estremamente ingenuo e infantile. “Chi dice sì ai campanili, deve dire sì anche ai minareti”, ha detto il cardinale Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Colonia. Sembra che le chiese tedesche si stiano suicidando. L’arcidiocesi di Colonia, la più grande della Germania e una delle più ricche del mondo, intende ridurre le sue parrocchie da 500 a 50 entro il 2030. Erdogan si è recato a Colonia per inaugurare la più grande moschea, accolto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, figlia di un pastore prussiano. Questo gesto di buona volontà non ha impedito al presidente turco, nel 2020, di trasformare la grande basilica bizantina di Hagia Sophia in una moschea. Anche la chiesa cattolica di San Teodoro a Colonia ha contribuito all’islamizzazione della città finanziando la moschea, in nome di un immaginario dialogo interreligioso.
È stato uno scrittore ebreo scampato alla Shoah, Ralph Giordano, a criticare la decisione di Colonia, “l’Islam politico” e la “gigantomania della grande moschea”, che, dal suo punto di vista, è “una sorta di dichiarazione di guerra”. In un articolo apparso sul quotidiano Faz, Giordano ha scritto: “Continuerò ad assumere un atteggiamento critico contro quegli imam che utilizzano la struttura liberale e la tolleranza della Costituzione per imporre visioni totalitarie dello Stato e che minano le regole dello Stato di diritto, usando l’indottrinamento anti-occidentale per insegnare la legge della Sharia... “Vorrei poter dire che non voglio vedere burqa o chador per le strade tedesche, così come non voglio sentire i richiami dei muezzin dai minareti. Inoltre, non adatterò la mia visione della libertà di espressione a un demone che l’interpreta come segue: ‘Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente la propria opinione in modo non contrario alla legge della Sharia’. No, e tre volte no!”.
Una volta che si rompe un argine, c’è soltanto la gara a chi cede più rapidamente. Anche il capo della Cancelleria tedesca, che a quanto pare vorrebbe diventare il leader del partito Cdu di Angela Merkel, Helge Braun, si è espresso a favore del permesso alle moschee di trasmettere la chiamata alla preghiera.
Ad Aquisgrana, la città dell’imperatore Carlo Magno e della sua meravigliosa cattedrale, e dintorni, la chiamata del muezzin non è solo di casa. La città cambia anche il nome delle sue piazze per fare spazio all’Islam. “Moscheeplatz” (“Piazza della Moschea”) è il nuovo nome di una piazza pubblica di Aquisgrana. Il cambiamento è stato evidentemente voluto dal sindaco Marcel Philipp, in accordo con la Ditib: “Sono molto contento come sindaco di avere una piazza della moschea”, ha dichiarato il primo cittadino.
L’11 novembre il muezzin è arrivato a Raunheim, cittadina alla periferia di Francoforte, la prima in Assia a consentire ufficialmente la preghiera attraverso gli altoparlanti ogni venerdì e, durante il Ramadan, ogni giorno prima della preghiera del tramonto.
“Il principio di uguaglianza vale anche per la religione in una società democratica”, ha spiegato il sindaco Thomas Jühe. Poi c’è la questione demografica: il 70 per cento della popolazione di Raunheim è costituito da immigrati. “Qui abbiamo più musulmani che cristiani”, ha detto Jühe.
Nonostante questo, dicono che la “Grande Sostituzione” e l’islamizzazione dell’Europa sono soltanto teorie del complotto. Abbiamo davvero capito come sarà l’Europa di domani?
In un’intervista a Boulevard Voltaire, Thilo Sarrazin, ex capo della Banca centrale tedesca e autore di due bestseller sul multiculturalismo e l’Islam che hanno scosso il dibattito in Germania, afferma che la decisione di Colonia è perfettamente in linea con il futuro demografico della Germania: “La popolazione tedesca, se il trend continuerà, si estinguerà nei prossimi 100 anni. Nell’ultimo capitolo di Deutschland schafft sich ab (“La Germania si distrugge da sola”) ho delineato la direzione che prenderà la situazione nei prossimi anni. (...) La decisione di Colonia non mi sorprende affatto. Corrisponde alla mia immagine di come si evolveranno le cose in quest’area. In Francia, credo che Michel Houellebecq invii lo stesso messaggio nel suo libro Soumission”.
Anche i due principali giornali dell’establishment tedesco hanno criticato la tendenza sempre più diffusa.
Il Frankfurter Allgemeine Zeitung si è schierato contro la decisione di Colonia di autorizzare la preghiera del muezzin da 50 moschee della città. Ronya Othmann ha scritto: “A differenza dell’adhan, la chiamata alla preghiera islamica, il suono delle campane è solo un suono, non un messaggio. ‘Tolleranza’ è una parola come ‘diversità’ e ‘rispetto’, una vecchia gomma masticata fino a quando non ha più gusto. Se Erdogan ha ricoperto di moschee i villaggi aleviti e yazidi e li ha fatti echeggiare di fede islamica cinque volte al giorno, è un atto di sottomissione islamista e non dovremmo permetterlo [a] Colonia”.
Anche il Süddeutsche Zeitung di Monaco è stato duro: “La chiamata alla preghiera non è nuova in Germania. Da molto tempo suona in dozzine di città. L’Occidente cristiano, se ancora esiste, non cadrà pertanto immediatamente. Ma Recep Tayyip Erdoğan una volta ha citato una poesia: ‘I minareti sono baionette, le cupole sono elmetti, (...) i credenti sono soldati”. Una cosa è innegabile: l’islamismo è in aumento da decenni. L’ascesa al potere dei Talebani in Afghanistan è salutata dagli islamisti come un trionfo benedetto dal potere della fede. Poi la trasformazione di Hagia Sophia in una moschea. (...) Questo potrebbe avere poco a che fare con le idee e il pensiero della maggior parte dei musulmani in Germania. Ma per un islamista, l’adhan è la conferma quotidiana del mandato politico”.
Ora abbiamo musica ad alto volume che riecheggia da una tenda montata sulla Willy-Brandt-Platz di Lipsia, enormi striscioni verdi con scritte arabe e giovani che distribuiscono volantini ai passanti. Bild ci dice che il compleanno di Maometto si celebra in una grande città tedesca. Se la Francia è il Paese dell’aggressione islamista, la Germania è il Paese della resa. Secondo il Pew Research Center, entro il 2050, la popolazione musulmana della Germania sarà di 17,5 milioni o costituirà il 20 per cento della popolazione. Oggi è solo l’8 per cento. La “città dei Tre Magi” sarà ribattezzata la “città dei Muezzin”?
“Preparatevi al muezzin quotidiano...”, ammonisce Henryk Broder sul Die Welt. ”È già una realtà a Stoccolma, Londra, Bruxelles, Amsterdam...”.
(*) Tratto dal Gatestone Institute
di Giulio Meotti (*)