Il delirante partito unico del virus

venerdì 5 novembre 2021


In una recente puntata di Dritto e Rovescio, programma di approfondimento condotto da Paolo Del Debbio su Rete 4, è andata in onda una vera e propria performance del partito unico del virus. Sul tema sempre più contestato del Green pass, abbiamo assistito a una sconcertante saldatura tra il Partito Democratico, rappresentato in studio da Emanuele Fiano e Forza Italia, per bocca della pasionaria de’ noantri Licia Ronzulli. Unione a cui ha dato la sua benedizione il “liberale” Alessandro Cecchi Paone, definendo “pericolose e violente” le manifestazioni di protesta contro lo stesso lasciapassare sanitario. Manifestazioni che, come è noto, in quel di Trieste sono state praticamente vietate.

È stato uno spettacolo desolante in cui, di fronte alle ragionevoli obiezioni mosse dagli ospiti in collegamento e in sala, tra i quali Enrico Montesano, Giuseppe Cruciani e Maurizio Belpietro, è emersa chiaramente la insostenibile fragilità delle argomentazioni liberticide sostenute dai due esponenti della maggioranza di Governo. Malgrado in alcuni illuminanti servizi si evincesse chiaramente l’assoluta demenzialità dell’attuale Green pass – come per esempio l’assurda dicotomia di un autista di autobus a cui è impedito di lavorare in assenza del bollino verde, ma non di prendere lo stesso autobus in qualità di utente – le tesi di Fiano e Ronzulli, espresse con notevole aggressività, hanno sostanzialmente ribadito il mantra illiberale con il quale viene giustificato l’attuale regime di restrizioni sanitarie.

Ma il clou di questa avvilente esperienza televisiva, seppur gestita con grande professionalità dal conduttore, si è raggiunta con la retorica dei morti. Retorica utilizzata come un manganello mediatico dall’imbarazzante Ronzulli, esponente in vista di un partito che per sua fortuna non si chiama più “Popolo della Libertà”, altrimenti avremmo raggiunto un paradosso tale da far concorrenza a quelli del celebre Zenone di Elea. Urlando come una ossessa in faccia a Montesano – che ha semplicemente citato l’ultimo rapporto, riportato con evidenza anche su queste pagine, dell’Istituto superiore di sanità nel quale c’è scritto nero su bianco che i decessi per causa diretta del Covid-19 sono stati 3.783 su oltre 130.000 – il suo “non ci sto”. “Sui morti non ci sto”, ha ripetuto con quanto fiato aveva in corpo la senatrice forzista, incaricata da Silvio Berlusconi di gestire i rapporti con gli altri alleati di centrodestra.

Inoltre, dopo il manganello della retorica dei morti, la Ronzulli ha sviscerato il secondo argomento demenziale che il partito unico del virus sostiene a spada tratta da tempo: non è giusto che un lavoratore vaccinato debba correre il rischio di essere contagiato da un suo collega, che non si sia voluto iniettare il siero di “lunga vita”. Si tratta ovviamente di una sciocchezza sesquipedale che si smonta con una considerazione elementare, egregia senatrice forzista Watson. Se è vero come è vero che il vaccino difende dalle conseguenze gravi della malattia, ma non dal contagio, così come si dimostra da un copioso numero di studi internazionali, lo stesso vaccinato non corre alcun rischio anche venendo in contatto con chi ha optato per una scelta diversa. A meno che gli illustri Fiano e Renzulli non vogliano darci a intendere che questi vaccini siano una sorta di patacca.

Infine, se è altrettanto vero che le persone in buona salute decedute sono state il 2,9 per cento del totale dei morti, in linea con quanto accade nei confronti delle forme influenzali più acute, se ne deduce che anche senza vaccino i rischi reali per gli individui in attività, in gran parte immunocompetenti, sarebbero comunque molto ma molto bassi. Messa in questi termini, si comprende forse ancor più chiaramente che il Green pass, per come si sta imponendo in un sistema che si definisce democratico, risponde a logiche che non hanno nulla a che vedere con la tutela della salute pubblica. Forse, come ha sottolineato il direttore de La Verità, citando un interessante editoriale pubblicato sul Washington Post, in Italia si stanno sperimentando misure restrittive senza precedenti nel mondo avanzato, come se ci trovassimo in una sorta di gigantesco laboratorio politico. Altro che contrasto a un virus a relativa bassa letalità, dunque.


di Claudio Romiti