La Polonia nel mirino

martedì 26 ottobre 2021


La sopravvivenza del progetto federalista dell’Unione europea dipende dalla volontà di tutti gli Stati membri di “mettere in comune” la propria sovranità nell’Unione e di aderire alle leggi emanate dalle sue istituzioni. In effetti, questo significa che ogni Stato membro deve barattare la sovranità nazionale in cambio di presunti vantaggi di appartenenza a un grande blocco federalista. Ma questa volontà non è mai esistita, altrimenti l’Unione avrebbe per fondamento una vera e propria Costituzione che ne sancirebbe la supremazia giuridica, come prevedeva il Trattato sull’Ue poi abbandonato per il Trattato di riforma di Lisbona. Quest’ultimo, meno impegnativo per gli Stati membri e i loro cittadini, non contiene alcun articolo che sancisce formalmente il primato del diritto dell’Unione rispetto alle legislazioni nazionali dei membri. Pertanto, gli Stati membri non rinunceranno alla loro sovranità come vorrebbero i suoi leader per avere mano libera e privare le istituzioni politiche e giuridiche nazionali dei poteri di cui hanno bisogno per difendere e promuovere gli interessi dei loro cittadini. Del resto, nelle Costituzioni degli autentici Stati federati democratici oggi esistenti come, per esempio, Stati Uniti e Svizzera ai quali l’Unione europea non si è mai ispirata, non c’è scritto che Stati o cantoni debbano consegnare la sovranità ai governi centrali e infatti, da questi, differiscono in diverse aree normative.

A essere benevoli, l’attuale Unione europea può essere definita come un sistema politico sperimentale in evoluzione (o dissoluzione secondo i punti di vista) che, a tutti gli effetti, non è una Federazione, bensì di fatto una Comunità di liberi Stati che devono rispettare accordi in alcune aree in cui la Ue ha competenze e poteri delegati dai trattati. La sua forma e il suo futuro vengono decisi dagli Stati membri che la costituiscono, per quanto problematiche possano sembrare le loro posizioni. Diversamente, si trasformerebbe in poco tempo in una nuova Unione Sovietica dove le sovranità degli Stati federati sarebbero nulle, poiché l’oligarchia dell’Ue cerca di continuo di minarne il principio di sovranità, associandolo al nazionalismo aggressivo ed estremo.

L’ultimo Paese a finire nel suo mirino è la Polonia dopo che la sua Corte Suprema ha commesso il peccato di prendere sul serio la sovranità della sua nazione. Nel recente passato la Polonia, storicamente cattolica, ha rifiutato le politiche sull’immigrazione, soprattutto a favore delle nazioni islamiche e oggi è il più sicuro Paese d’Europa per non aver consentito un massiccio afflusso migratorio come la vicina Germania. Ma le divergenze tra Varsavia e Bruxelles si sono approfondite assumendo una svolta più ostile quando la Corte costituzionale polacca ha sfidato una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea contro le riforme giudiziarie polacche. La frattura sulla legittimità dello Stato di diritto è emersa per la prima volta nel febbraio 2020, quando la Polonia ha approvato nuove misure per impedire ai giudici di adire la Corte di giustizia europea sostenendo che sugli affari interni riguardanti la sua magistratura e i suoi tribunali spetta alle autorità e alla legislazione polacche, e non a Bruxelles, decidere.

Si è così aperta una battaglia legale con l’Unione europea sulla legittimità delle riforme giudiziarie e costituzionali esercitate dal partito di Governo polacco “Legge e Giustizia” (Pis), che per molti potrebbe innescare la possibilità dell’uscita della Polonia dal blocco, il che è improbabile, poiché una eventuale “Polexit” potrebbe essere attivata solo da Varsavia e nel Paese non avrebbe un sostegno politico sufficiente. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha scatenato un’escalation del litigio rappresentando qualsiasi negazione del primato della legislazione dell’Ue come un attacco inaccettabile allo “Stato di diritto”, avvisando la Polonia di allinearsi o rinnegare il punto di vista dei suoi tribunali, pena provvedimenti contro il Paese che potrebbero includere il taglio del sostegno finanziario o l’esclusione della Polonia dal piano di ripresa Covid-19 dell’Ue.

Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha risposto di non lasciarsi ricattare da una Bruxelles decisa a dare carta bianca ai suoi tribunali senza dover affrontare gli inconvenienti delle costituzioni nazionali. La Polonia, sopravvissuta al socialismo in tutte le sue forme, dal nazionalsocialismo tedesco al comunismo sovietico non può certo farsi intimidire dall’autoritarismo europeo che cerca di violare costantemente le sovranità nazionali. Ora per essere molto franchi, l’affermazione della sovranità nazionale da parte della Polonia è una minaccia diretta alla sopravvivenza dell’Ue nella sua forma attuale. Bruxelles sa che il primato del diritto europeo è essenziale per l’integrazione europea e se questo principio venisse infranto, l’Europa come la si conosce, cesserebbe di esistere.

Per molti versi, la sfida all’Ue posta dalla Corte costituzionale polacca non è meno importante di quella posta dalla Brexit. La Polonia, tuttavia, non vuole uscire dall’Ue, vuole solo affermare il primato delle sue leggi all’interno dei suoi confini. È tutt’altro che scontato che possa mantenere questa posizione di fronte alle pressioni dell’Unione che farà del suo meglio per isolare il governo polacco e mobilitare l’opposizione interna contro di esso. A tal fine, tenterà di spaventare i polacchi per l’alto prezzo economico che pagherebbero sfidando l’Europa.

Non sarà difficile per la Ue riuscire nell’impresa, perché purtroppo il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha commesso l’errore di boicottare il Nord Stream 2, il progetto fondamentale per la sicurezza energetica dell’Europa e quindi posizionarsi come oppositore anche della Russia e quindi della Germania e degli Stati Uniti (che con la Russia hanno firmato un patto di non aggressione). Ciò rivela che il sentimento anti-russo dei polacchi, ancora vivo, è andato al di là di ogni razionalità strategica, lasciando la Polonia geo-politicamente scoperta. Il Paese è quindi a rischio di perdere la sua sudata sovranità, ritrovandosi vassallo sottomesso dell’Europa.


di Gerardo Coco