Democrazia e assenza di classe dirigente

martedì 28 settembre 2021


Guardando il risultato delle elezioni tedesche, mi viene in mente quello che scrisse Norberto Bobbio dopo l’elezione – anzi, la conferma – per acclamazione di Bettino Craxi alla segreteria del Partito Socialista italiano. La Germania, piaccia o no il risultato, appare una democrazia in salute, capace di confrontarsi e dibattere, come si conviene quando la democrazia è patrimonio acquisito.

Non altrettanto, purtroppo, possiamo dire di quei Paesi e di quei partiti nei quali la forza del Capo diventa un ostacolo a quel confronto e a quel dibattito in cui ci si misura e ci si conta. Un confronto avvertito come inutile; anzi: come una perdita di tempo. Disse Bobbio – il quale di democrazia ne sapeva abbastanza – che “l’elezione per acclamazione non è democratica, è la più radicale antitesi dell’elezione democratica… è un’investitura… il capo (eletto per acclamazione)… risponde solo a se stesso”.

Bobbio aveva capito tutto. Dove non c’è confronto, non c’è classe dirigente, non c’è futuro. Anche Moro, che preparava la democrazia dell’alternanza (sapendo che, prima o poi, la Democrazia Cristiana sarebbe finita all’opposizione), aveva capito tutto. Anche Winston Churchill aveva capito.

Anche Angela Merkel ha capito. I migliori capiscono sempre, perché alzano gli occhi verso l’orizzonte.


di Mauro Anetrini