Tempi moderni: i banali argomenti della politica

martedì 7 settembre 2021


È un gran discutere di no o sì vax e, da qualche parte, si è fatto addirittura cenno (ma subito tacitato) di un voto di fiducia. Naturalmente la discussione va avanti, anche se il livello dei toni si è notevolmente abbassato mentre Mario Draghi, imperterrito, continua a lavorare da Palazzo Chigi. Del resto, anche chi di politica capisce poco, cioè la maggioranza degli italiani, sa che in una situazione come l’attuale, con i recenti e concreti sintomi di una ripresa da coltivare, qualsiasi ipotesi di crisi governativa è impensabile.

Spesso e volentieri assistiamo a uno spettacolo in cui la Polis, non si capisce bene se è a causa dell’assenza di leader o di buon senso, è trascinata in diatribe di scarso o nessun peso, in questioni dove è vietato parlare di dialettica e dove la cosiddetta prevalenza del cretino ha fatto definitivamente tabula rasa dell’ultimo rimasuglio di credibilità di chi della Polis è il responsabile.

Stiamo cioè parlando degli argomenti preferiti dalla politica di questi tempi dei quali, il meno o meglio che si possa dire, è che sono innocui, inutili, banali, privi di alcuna attinenza non solo o non tanto al loro argomento quanto, piuttosto, alla società e ai suoi più veri e concreti interessi che sono, appunto, il tema e il problema di fondo per chiunque faccia politica. Intendiamoci: le questioni variano, non sono le stesse e si presentano con differenti urgenze e con diversi approcci ed è persino ovvio che a volte si appiattiscano, scendendo di livello. Il fatto è che da noi e soprattutto in Italia pare che il livello raggiunto sia talmente infimo da non meritare neppure il decimo di centimetro.

Un’ultima ma non l’ultima, temiamo, espressione di tale impareggiabile banalità è stata la discussione sull’orologio. Ricordate? Forse no (la rimozione…) eppure sono trascorsi pochi giorni da quando la questione del Rolex al polso di un giovane candidato alle elezioni ha assunto toni e accenti degni di un confronto a Palazzo Madama con argomentazioni ora severe ora alate, con domande preoccupate e amare considerazioni sul livello raggiunto dalla destra, dimenticando ovviamente il proprio… bassissimo e provocatorio.

L’incedere della diatriba, cui i social hanno portato il loro ineffabile e immancabile contributo, è stato finalmente interrotto dalla notizia che si trattava di un Rolex falso il che, a ben vedere e in un contesto per dir così più civile, avrebbe potuto costituire l’occasione per condurre la parabola dell’orologio sul terreno di uno scambio ironico fra falsità di un oggetto e quella delle idee del suo portatore, ma un simile cambio di passo, era troppo complicato e, più probabilmente, del tutto assente in pensieri e parole .

Ma non è finita qui la parabola, giacché alla falsità della marca è stato aggiunto che, semmai, l’orologio era un Audemars Piguet che, per chi se ne intende, è un marchio non inferiore a quello (vero) dell’ormai leggendario orologio da polso.


di Paolo Pillitteri