Leggi antiumane del potere nemiche del libero arbitrio

mercoledì 1 settembre 2021


In circa trecento anni è man mano sempre più cresciuto il concetto che determinate scelte o azioni si possano o si debbano fare per il bene dell’umanità, indipendentemente dal rispetto delle libertà individuali, della coscienza soggettiva… del libero arbitrio. Oggi siamo giunti alla soluzione finale, ovvero al tentativo di sconfessare culturalmente libero arbitrio e libertà individuale. In nome di questa soluzione finale vorremmo riscrivere Costituzione e leggi che ne sono discese. Sul banco degli imputati c’è l’uomo, il suo libero arbitrio. Quindi s’allertano le masse circa il pericolo per l’umanità insito in ogni persona che eserciti il potere di decidere liberamente il proprio agire e pensare. Ovvero il potere deve piegare le volontà dei singoli per “il bene dell’umanità”, affermando per leggi e nuove consuetudini che la scelta fatta dalle singole persone sia peggiore rispetto alla politica d’indirizzo d’una forza esterna che operi “per il bene dell’umanità”.

Così sempre più gente è tornata a credere nel destino, in una sorta di determinismo scientifico, di predestinazione fatalista e genetica. Ovvero che tutto sarebbe prestabilito prima della nostra nascita da fattori scientifici. E forse sarebbe deviante parlare di paganesimo scientifico, poiché nel mondo classico era offerta all’uomo la possibilità d’opporsi attraverso il coraggio e il libero arbitrio. Questo processo, che sotto pandemia abbiamo visto accelerarsi e che è profondamente nemico della democrazia e della partecipazione politica dei singoli, è di fatto iniziato su un binario parallelo alla moderna affermazione delle libertà politiche e individuali. Da un lato l’uomo si batteva per affermare le libertà e il contratto sociale, dall’altro il determinismo scientifico lavorava alle nuove regole di selezione naturale.

Così dal Millesettecento si è sempre più affermato in ambito accademico il Positivismo. E la Comunità scientifica, da buona casta sacerdotale, cercava di convincere i potenti della Terra che l’universo è deterministico e che chi governa dovrà sempre più giustificare il suo agire come un bene per l’umanità. La casta sacerdotale scientifica dimostrava, attraverso processi chimico-fisici e biologici, di avere chiaro il futuro dell’umanità. Ne è derivato che, lentamente, giustizia e politica democratica hanno vissuto una parabola prima ascendente e poi discendente: oggi c’è l’irremovibile volontà scientifica di piegare i diritti umani alle ferree leggi della sperimentazione, delle nuove tecnologie, della ricerca. L’uomo che assurge a cavia per i posteri, andando ben oltre i trattati di David Hume sulla natura umana, in cui già i meccanismi regolatori del nostro agire si sarebbero dovuti piegare alle leggi del moto, dell’ottica… della filosofia naturale e scientifica. Ecco che già trecento anni fa, quando si credeva aver imboccato la strada dell’uguaglianza e della libertà, già era larvale e in crescita il pensiero che avrebbe ucciso l’autocoscienza del libero arbitrio, il sentimento, i sogni al potere.

Così, se da un lato la borghesia intellettuale sperava in comunità ove tutti avrebbero discusso democraticamente di politica, dall’altro la scienza perseguiva l’obiettivo di scavalcare le religioni nel ruolo di guida del potere. Scienza e potere unite nell’idea di generare l’uomo scavalcando leggi naturali o divine. E l’Io si sostituisce al Dio quando l’uomo scopre che il cervello sfrutta una serie di reazioni chimiche e chimico-fisiche, che generano i campi elettrici e magnetici: scienza e potere s’interrogano sul fatto che la volontà d’un individuo potrebbe dipendere ed essere determinata su base scientifica. Di fatto l’uomo non sarebbe mai stato davvero libero e comunque sempre soggetto al giogo di alterni poteri, per dirla alla Arthur Schopenhauer “l’agire umano comunque sottomesso ad una volontà cieca e imperscrutabile”. Una libertà dell’uomo illusoria, determinata di volta in volta da uno scopo stabilito a priori.

La lotta tra libero arbitrio e determinismo s’è così pian pianino radicalizzata, oggi abbiamo raggiunto un livello di scontro che coinvolge popoli e piazze. Oggi il potere ha ben chiaro che l’arte e la genialità sono le vere avversarie del pensiero unico: quest’ultimo deve piegare le masse alla religione scientifico-determinista. Così un film, un romanzo, una poesia, una canzone o le opere grafiche sono frutto d’eventi prodotti dal caso, fantasie d’un non inquadrato nel partito unico del sistema: incarnano l’individualità, sono il risultato di quel processo casuale che il potere non può più permettersi. Ecco che si pone il problema di soverchiare la cernita della classe dirigente, che come gli eserciti deve dimostrarsi fedele al potere unico: perché, solo ribaltando la natura morale e giuridica del legislatore, il senso etico viene eliso nell’azione di Governo e nella fattura delle norme.

Si noti che l’ipocrisia buonista del potere, e dei suoi camerieri, ben si guarda dal parlare di Determinismo genetico, di Neodarwinismo, di Sociobiologia che ci renderebbe diversi. Anzi, inventando le tantissime forme di sessualità da difendere, insabbiando il razzismo del potere verso gli esclusi dal sistema. E qui ci vorrebbe un convegno, un simposio col fantasma di Steiner: per confrontarsi sul come e perché la prevaricazione scientifica e tecnologica debba necessariamente uccidere la libertà individuale, quelle benedette fantasie del nostro cervello.


di Ruggiero Capone