La riforma Cartabia e l’occasione dei referendum

venerdì 9 luglio 2021


Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli e quindi pare opportuno ricordare come nasce l’idea della riforma Cartabia. L’Europa ci costringe a mettere mano al sistema giudiziario e, dal momento che Oltralpe ci conoscono bene, pone la riforma come condizione per ricevere i soldoni del Recovery.

Pensa, a questo punto, l’ottimista della volontà: “Hai visto mai che ciò che non poté la ragione (e la dignità) possano il bastone e la carota di Bruxelles?”. Risponde, parafrasando Giorgio Gaber, il pessimista della ragione: “Buon amico, tu forse ignori la qualità della nostra classe politica, parapolitica ed affine”.

Tocca pure chiosare l’analisi, sfidando l’ineleganza dell’autocitazione, con un bel “l’avevo detto” dal momento che, in compagnia della solita sparuta quanto impertinente pattuglia, come sarebbe andata a finire l’avevo pronosticato per tempo.

Del resto, che vuoi sperare da un Parlamento e da una maggioranza innervati da un accrocchio di miracolati allo sbando che fa delle manette il proprio ultimo feticcio identitario e da ciò che resta di un grande Partito passato, quasi senza accorgersene, dall’orgogliosa rivendicazione del sindacato delle tute blu quale propria cinghia di trasmissione all’essere divenuto portaordini di altro, ben più potente, sindacato.

Insomma, che la ministra Marta Cartabia avrebbe partorito una riforma inversamente proporzionale al valore, assai elevato, della sua persona era scontato. Tocca pure sperare che il Parlamento – composto come sopra descritto – non la peggiori ulteriormente e poi confidare che l’Europa ci regali un “seistiracchiato, di incoraggiamento, come si fa con gli studenti svogliati le poche volte che almeno provano ad aprire il libro di testo anche solo per accorgersi che le pagine non sono bianche.

Stavolta, però, la Sorte – come in certi film d’azione – ci regala, proprio quando tutto sembra perduto, l’occasione per il lieto fine: i referendum. Non sarebbe la prima volta che gli Italiani si prendono la briga di mostrare alla Politica come si fa, senza neppure la necessità che un Ferragnez qualsiasi gli ingiunga di cinger la testa con l’elmo di Scipio.


di Massimiliano Annetta