venerdì 28 maggio 2021
Un uomo condannato e poi dichiarato innocente non è una novità. Capita. Si tratta di una persona, certamente, una persona singola ma non rappresentante delle migliaia di voti grazie ai quali diventa sindaco, perché di questo si vorrebbe parlare mentre procede a stento la riforma della giustizia col freno tirato da quel Movimento Cinque Stelle definito da molti il “partito dei giudici”, in alleanza con un Partito Democratico che sembra avere archiviato le tante promesse garantiste. Della cui archiviazione è stato, per certi aspetti, vittima proprio un “loro” primo cittadino. Uno scherzo del destino? No, piuttosto un fatto, uno dei tanti di malagiustizia.
La storia. Simone Uggetti, sindaco Pd di Lodi, viene arrestato nel 2016. Condannato a cinque anni per turbativa d’asta, è assolto nel 2021 perché innocente: “Il fatto non sussiste”. È il suo un arresto perfetto per i media, per le telecamere, per i giornalisti, come in una sceneggiatura ma dal vero: viene prelevato in casa e lo portano, in quel fatale 5 maggio di cinque anni fa, nel piazzale delle Polizia di Stato, sfilando davanti a una trentina di agenti. Poi viene condotto in “Comune, in gran parata, nella piazza principale della città, mentre si svolgeva il mercato settimanale e infine tradotto nel carcere milanese di San Vittore”.
Il fatto che si aggiunga un altro innocente ai tanti condannati al carcere non è affatto straordinario. Come non lo è la pronta, prontissima azione del pm e, ovviamente, come non lo è l’obbedienza alle parole di un gip che lo qualifica come “soggetto autoritario che riesce a imporsi su coloro che gli ruotano intorno ponendoli in soggezione... dotato di una personalità negativa e abietta... gestione della cosa pubblica commettendo reati” e così via.
Dentro per cinque anni con altri sfortunati collaboratori, tutti fuori perché innocenti. Ma se la dinamica giudiziaria si sviluppa come in una sceneggiatura, per così dire, in corpore vili, il suo preambolo merita un’attenzione. I media nel loro complesso hanno ritenuto superfluo rivolgervi forse per rimozione, per qualche rimorso. Per distrazione, chissà. Un preambolo non certo di prima visione in un Paese dove il populismo e il giustizialismo trovano sempre una occasione per la festa del fango esaltata mediaticamente, scatenando un’orgia di insulti e di condanne, non solo infischiandosi del principio di innocenza ma calpestandolo a ragion politica veduta, che è appunto la ragione per la quale il ministro Luigi Di Maio si è precipitato a Lodi al grido di “Onestà! Onestà!”, denunciando il malaffare che tiene in ostaggio la città prigioniera di una politica corrotta e mostrando che il vero rimedio al degrado sta nel consenso al M5S.
Anche Matteo Salvini è tentato di manifestare in prima persona a Lodi, sulla piazza centrale, ma ci ripensa e invia al suo posto l’onorevole Roberto Calderoli il quale, ben consapevole dei successi della Lega in Lombardia, sente odore di vittoria (detto inter nos a mani basse) proprio nella città di Lodi, una delle poche non amministrate dal centrodestra. E infatti, dopo il commissariamento, le elezioni promuovono un nuovo sindaco: della Lega.
Si dirà che la ingiusta condanna di un innocente è frequente, essendo la “giustizia umana e non divina”. Ma la vicenda lodigiana finisce con essere l’emblema di una situazione che viene da lontano, cui si tenta di rimediare con provvedimenti e riforme, come l’ultima di Marta Cartabia, di difficile realizzazione, in un contesto politico nel quale il simbolo del giustizialismo è rappresentato orgogliosamente da un M5S che detiene per di più il dicastero ad hoc in un Governo dove il Pd, partito dello stesso sindaco Lodi incarcerato innocente nel solito silenzio assordante destinato a durare a lungo, sui temi della giustizia ha preferito girare il capo dall’altra parte, più per paura che per scelta. Che è ancora più grave.
di Paolo Pillitteri