L’idiozia delle mascherine all’aperto

mercoledì 26 maggio 2021


“Per come è la legge oggi in Italia, se io turista vengo in Liguria e vado in spiaggia devo andarci con la mascherina perché è un luogo pubblico. Ma ci facciamo ridere dietro dal mondo! Non possiamo pensare di levarla come ha detto qualcuno ad agosto. Quando a giugno ci saranno 30 gradi andremo con la mascherina sul bagnasciuga?”. Così alcuni giorni fa si è espresso l’infettivologo Matteo Bassetti, commentando la ridicolaggine delle mascherine all’aperto. Una idiozia permanente che lo scorso anno, malgrado all’epoca non potevamo contare su nessun vaccino, non ci era stata imposta.

Oggi invece, malgrado una situazione ospedaliera assolutamente sotto controllo e con un genio compreso alla guida del Governo, il Paese continua a far circolare i suoi cittadini con l’insopportabile bavaglio delle mascherine. Mascherine che, proprio per l’uso insensato che se ne sta facendo da tempo, hanno oramai assunto un valore che ben poco ha a che vedere con la protezione dal virus. Esse in realtà rappresentano una sorta di simbolo di assoggettamento ad un regime sanitario che ha completamente stravolto ogni garanzia costituzionale. Un regime sanitario che nessuno ha ovviamente pianificato ma che, basandosi su una convergenza di interessi politici e professionali, ha promesso la salvezza dal Sars-Cov-2, dipinto come più letale dell’ebola, in cambio della totale e incondizionata obbedienza dei cittadini alle sue regole: la cosiddetta nuova normalità.

Ed in questa nuova normalità le mascherine, indossate in ogni ambito (c’è stato persino qualche scienziato-stregone catastrofista che auspicava di tenerle durante i rapporti di coppia), costituiscono il più evidente elemento esteriore con cui dimostrare la propria conformità al soviet supremo sanitario. Un soviet supremo sanitario che sforna a getto continuo protocolli con cui regolamentare fin nei minimi dettagli la nostra esistenza, arrivando persino a definire la distanza minima da tenere mentre si balla: 1,2 metri all’aperto e 2 metri al chiuso. Anche perché è notorio che il virus da queste due distanze in poi non è pericoloso, mentre diventa mortale al di sotto di esse.

Di fatto si tratta di una indigesta macedonia di misure magiche le quali, non intaccando quasi per nulla la oramai inarrestabile circolazione del virus, ci predispongono malissimo ad affrontare in futuro epidemie ben più gravi di quella ancora in atto. In tal senso, oltre ad uno strumento di evidente oppressione democratica, l’uso coercitivo delle mascherine in ogni ambito della nostra vita sociale costituisce un vero passo indietro sul piano della elaborazione razionale dei problemi che la natura circostante ci pone.


di Claudio Romiti