lunedì 24 maggio 2021
La recente e controversa proposta di Enrico Letta è sbagliata e immorale soprattutto per come intende destinare le risorse, non solo e non tanto per come intenda procurarsele. Non tanto perché aumenterebbe la tassa di successione, come lamentano gli esponenti della destra (offrendo il fianco all’accusa di difendere gli interessi dei ricchi a prescindere), quanto perché dissiperebbe risorse che potrebbero essere impiegate più produttivamente per finanziare investimenti pubblici utili o per rilanciare l’economia e l’occupazione giovanile (per esempio riducendo altre tasse o il debito pubblico).
Tutt’al contrario la proposta di Letta, prevedendo un corposo sussidio assistenziale – un vero regalo ai 18enni di ben 10 mila euro slegato da meriti, condizioni, doveri e responsabilità – corromperebbe i giovani disincentivandoli dal lavoro e dallo studio. Molti giovani, prevedibilmente, spenderebbero anzi la “dote” caduta dal cielo un po’ “come gli pare” in quello che sarebbero indotti a ritenere il Paese di Bengodi o della “Cuccagna”. È comprensibile per 18enni. Qualcosa di simile, in minori proporzioni, è tra l’altro già avvenuto con il ridicolo bonus di Matteo Renzi di 500 euro ai 18enni “da spendere in cultura”. La verità è che, come già Renzi, Letta mira solo a comprare il voto dei giovani, corrompendoli doppiamente: ne scoraggia l’impegno e il lavoro, li lusinga con regali non meritati e, per di più, mira a comprarne il consenso con danaro sonante.
La sua proposta è insostenibile per la sua natura assistenziale ed è immorale per le sue intenzioni e i suoi effetti corruttivi; e non tanto per l’aumento della tassa di successione. Quest’ultima ha, infatti, un fondamento liberale ed etico perché mira a limitare (senza annullarlo, il che annienterebbe, come nel comunismo, l’incentivo umano e naturale a produrre ricchezze anche per i propri discendenti) il privilegio di figli e nipoti che, senza alcun merito, e spesso, nonostante demeriti, si appropriano di risorse e ricchezze guadagnate da altri: padri, madri, nonni, o zii. Senza dire che questi ultimi da quei giovani, in molti casi, non sono né amati, né rispettati e, anzi, in qualche caso i discendenti, proprio in vista della successione, ne aspettano con turpe e sinistra ansia la dipartita.
di Lucio Leante