Il mistero delle mascherine

martedì 18 maggio 2021


Malgrado tutti i numeri della pandemia ci dicano che la nostra situazione sia decisamente migliore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, all’epoca non c’era il coprifuoco e la popolazione non era costretta ad uscire mascherata anche all’aperto. Quindi, data anche la totale mancanza di prove scientifiche che possano in qualche modo avvalorare queste due umilianti misure, è solo per il tornaconto di chi sulla medesima pandemia continua a speculare, tanto sul piano politico che su quello professionale, che questi ed altri analoghi provvedimenti continuano ad “allietare” la nostra esistenza. Quanto meno credo che il sospetto sia legittimo.

Ma sulle mascherine, oramai trasformate in una sorta di feticcio dalla politica e della comunicazione del terrore, c’è una grossa novità. Ma non sarà affatto tre volte Natale e festa tutto il giorno, come recitava un famoso poeta-cantante alcuni decenni addietro, bensì già “a fine estate si potrà iniziare a ragionare seriamente anche sulla possibilità di togliere la mascherina all’aperto” (pensate un po’ che lusso). Questa la stupefacente promessa del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, espressa nel corso di Un Giorno da Pecora, programma in onda su Rai Radio1. Tuttavia, ha voluto sottolineare l’esponente di un Governo che sta adottando misure ancora più restrittive del precedente, molto dipenderà dal grado di immunizzazione che sarà stata raggiunta coi vaccini.

Dunque, tanto per capirci, mentre lo scorso anno non c’era il vaccino, non conoscevamo ancora bene il virus e non sapevamo curarlo con l’attuale efficacia, però ci era consentito uscire anche di notte e non dovevamo mascherarci all’aperto, oggi dobbiamo rientrare in casa due ore prima di Cenerentola e indossare un cosiddetto strumento di protezione individuale che sa tanto di oppressione. Proprio in tema di mascherine, sul sito del commissario all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, risulta che al 5 maggio ne sono state consegnate quasi 2 miliardi a 19mila istituti scolastici. Secondo un interessante articolo pubblicato su Quotidiano Nazionale, molte scuole avrebbero chiesto di interrompere la fornitura, non riuscendo più a stoccare questa imponente massa di un materiale altamente infiammabile.  Lapidario un dirigente di Liceo, il quale ha chiesto di mantenere l’anonimato: “Dal 26 aprile siamo in zona gialla, quindi con le lezioni presenza al 60 per cento. Distribuiamo le mascherine ogni giorno ma i ragazzi non le vogliono. Sono scomode. Otto su dieci le rifiutano”.

In un altro articolo dello stesso quotidiano troviamo una possibile chiave di lettura per spiegare, almeno in parte, l’uso francamente eccessivo che in Italia si continua a fare della mascherina. Sembra, infatti, che uno dei tanti geni della lampada usciti di scena, l’ex commissario Domenico Arcuri, abbia firmato un contratto di fornitura, in scadenza il prossimo settembre, che non prevedeva sospensioni di sorta. Ciò significa che le scuole hanno continuato a ricevere montagne di mascherine anche quando erano chiuse, trovandosene letteralmente sommersi. Ma non basta. Ce ne sono ulteriori due miliardi parcheggiate nei vari uffici postali del Paese, tanto per non farci mancare nulla.

A questo punto, al fin della licenza, una domanda sorge spontanea: ma non sarà anche a causa di questo ennesimo disastro logistico del precedente Governo che siamo costretti a girare all’aperto come mummie, malgrado stiano per arrivare i mesi più caldi dell’anno? Pure in questo caso il sospetto risulta quanto meno legittimo.


di Claudio Romiti