Macron fa arrestare sette vecchietti ex terroristi in vista delle Presidenziali

giovedì 29 aprile 2021


Sette ex terroristi di sinistra (Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Colavitti, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Luigi Bergamin) – veri o accusati di esserlo stati – degli anni a cavallo tra il 1976 e il 1982 sono stati arrestati in Francia e adesso sono in attesa di venire estradati in Italia. Il tutto in quella che è stata venduta dai media come una sorta di “brillante operazione anti-terrorismo”.

Pur trattandosi in alcuni casi di personaggi inquietanti degli anni di piombo, autori di odiosi omicidi, come quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, o di sequestri di persona come quello dell’ex giudice Giovanni D’Urso o quello dell’ex assessore alla Sanità in Campania, Ciro Cirillo, va detto che la “brillante operazione” puzza da lontano un miglio di manovra preelettorale cogitata da Emmanuel Macron (visto che l’Italia ha insistito tanto per rimettere le mani su questi “vecchietti” reduci della lotta armata) per dare all’opinione pubblica francese qualcosa di destra da far valere nella probabile sfida con Marine Le Pen.

I sette “vecchietti” – infatti – erano da anni innocui e vivevano arrangiandosi con la vita come reduci non solo della lotta armata ma anche della cosiddetta dottrina Mitterrand, che ha permesso loro un esilio dignitoso Oltralpe, anche se certo non “dorato”. Macron evidentemente, dopo le magre figure rimediate nel contrasto al vero terrorismo temibile in Francia e altrove in questo momento, cioè quello di matrice islamista, ha pensato di “vincere facile” dando mandato al suo ministro della Giustizia e alle forze dell’ordine di arrestare questi pensionati del terrorismo brigatista nostrano, per poi offrirli su un piatto di argento al governo Draghi e alla ministra di Giustizia italiana, Marta Cartabia.

Insomma, la classica immagine di chi è forte con i deboli non potendo che essere debole con i forti. Ad esempio con i tanti giudici che hanno mandato assolto – per asserita incapacità di intendere e volere al momento del fatto – Kobili Traoré dall’omicidio della sua vicina di casa Sarah Halimi, che fu barbaramente pestata e poi gettata dalla finestra solo perché ebrea. Le comunità ebraiche di mezzo mondo hanno invano protestato contro questa sentenza, voluta dalla corte di appello di Parigi e confermata dalla loro Cassazione, che ha ritenuto non imputabile il giovane maghrebino in quanto avrebbe ucciso in preda ai fumi dell’hashish, sostanza che notoriamente solo in casi estremi e con uso massiccio può provocare fenomeni psicotici.

Ma tant’è: mentre gli ebrei francesi hanno dovuto sorbirsi questo amaro ed ipocrita calice, Macron nei giorni seguenti alla emanazione della sentenza di Cassazione tuonava contro le droghe leggere, dimenticando il fanatismo islamico che in realtà ha ottenebrato la mente di quel giovane assassino come dei tanti che hanno agito quasi indisturbati in Francia dai tempi dei massacri dentro la redazione di Charlie Hebdo o del locale di musica rock Bataclan.

Costretto a prendersela con il dito che indicava la luna sul delitto Halimi, Macron ha pensato invece di andare sul sicuro venendo incontro – data la congiuntura pre-elettorale ormai alle porte – alle richieste di estradizione italiane reiterate per decenni a carico di questi terroristi rifugiatisi in Francia, così come di molti altri che non comparivano ieri nella lista degli arresti.

Un caso classico di populismo giudiziario cui in Italia siamo abituati da decenni e, particolarmente, negli ultimi due anni dei governi Conte e Conte bis. Resta da ribadire che almeno sei dei sette arrestati ieri meriterebbero la reclusione in carcere a lungo evitata. Per Pietrostefani il caso è più controverso, trattandosi di un definitivo “burocratico”, cioè inchiodato da una sentenza ma di certo non da prove evidenti o sufficienti sulla sua complicità nel delitto Calabresi. Un appartenente alla categoria dello spirito dei “colpevoli di repertorio”, come Francesca Mambro e Valerio Fioravanti per la strage di Bologna o come Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro per l’omicidio Marta Russo. Sia come sia, se verranno estradati in Italia, cosa da non dare per scontata con i giudici francesi, i sette terribili vecchietti dell’universo del terrorismo di sinistra ritroveranno in carcere il loro ex compagno Cesare Battisti.

E oramai – data l’età – più che a complottare per eventuali fughe dalle patrie galere questi signori sembrano più adatti per farsi lunghe, interminabili partite a tressette. Con o senza i morti che alcuni di loro disseminarono per le strade d’Italia una quarantina di anni orsono. Con buona pace di chi ha continuato a chiedere per tutti questi anni una “soluzione politica per l’uscita dagli anni di piombo”. Ecco, gliela hanno data loro la soluzione politica. Quella che il cinico opportunismo mediatico di chi governa spesso riserva a chi gli può servire da trofeo prima delle elezioni.


di Dimitri Buffa