mercoledì 28 aprile 2021
La Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha espresso oggi con un nuovo comunicato, dopo quello del 10 giugno 2020, una cauta condanna del Ddl Zan rilevando che “una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”.
La condanna è definibile “cauta” perché non vi è nel comunicato della presidenza della Cei una riaffermazione del giudizio catechistico sul “peccato” di omosessualità, dalla dottrina della Chiesa definito “un’inclinazione disordinata” in quanto non orientata alla procreazione.
In secondo luogo è cauta perché esorta ripetutamente ad un “dialogo” per risolvere le controversie sul merito del ddl Zan ed evita di chiamare il clero e le organizzazioni cattoliche ad una lotta contro il disegno di legge Zan, che rischia di far considerare reati l’espressione pubblica della dottrina cristiana in tema di omosessualità, come è avvenuto in vari altri Paesi occidentali. In compenso nel comunicato stesso c’è invece una chiara riaffermazione della “singolarità e unicità della famiglia, costituita dall’unione dell’uomo e della donna”.
“Con Papa Francesco – è scritto nel comunicato – desideriamo ribadire che ‘ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza’” (Amoris Laetitia, 250)”.
di Lucio Leante