lunedì 26 aprile 2021
Muore tua madre a fine gennaio, in due giorni, per un evento improvviso e imprevedibile, e tu pensi che l’inferno sia quello. Ma se tua madre muore a Roma, scopri che la perdita che hai subito non è che l’inizio della discesa agli inferi, perché da quel momento sei costretto ad assistere all’odissea che subirà la salma prima di trovare un degno riposo. Perché a Roma hanno dimenticato di essere la culla della pietas per i defunti e, nel 2021, le salme si abbandonano nei depositi dei cimiteri, anche per mesi, prima di essere tumulate. Così accade che tua madre muore e a Roma ti fanno capire che non otterrai l’autorizzazione alla cremazione prima di diversi mesi, perché c’è un solo forno crematorio. Così ti organizzi e parti per Grosseto, dove la triste cerimonia avrebbe potuto svolgersi immediatamente.
E invece no, perché da Roma non arriva neppure l’autorizzazione alla cremazione – roba di timbri, non di scissione dell’atomo – così il povero corpo sverna in Toscana per quasi due mesi quando, a metà marzo, l’autorizzazione arriva e l’operazione si compie. Allora le ceneri tornano a Roma e qui ti aspetti che sia tutto semplice, perché si tratta soltanto di inumare un’urna cineraria e tu, fortunato, disponi anche di una tomba di famiglia. Ma no, perché nonostante le tue telefonate agli uffici competenti e gli appelli alla pietà umana, oltre che alla decenza – non parliamo di diritti, perché ormai ci hai messo una pietra sopra – non arriva nemmeno l’autorizzazione alla tumulazione.
Quindi passa un altro mese e mezzo e siamo ad oggi, quando non hai più nemmeno notizie certe sulla sorte dell’urna contenente i resti di tua madre, che pare giaccia da qualche parte al Verano. Dall’Ama ti hanno risposto che “in questo periodo è normale”, ma non è vero, perché di normale non c’è niente in una roba che già duemila anni fa avrebbe mandato in crisi d’identità Tacito e Polibio. Così non resta che rivolgerti a un avvocato e quello che doveva essere l’ultimo addio a tua madre diventerà oggetto del contendere nei tribunali. La tumulazione di salme già cremate non è urgente, ha affermato in parole povere Ama in un comunicato – piuttosto cinico, al di là delle frasi di circostanza – citando circolari ministeriali che dispongono che “in questa fase emergenziale venga data la priorità alle prime sepolture rinviando le operazioni cimiteriali non urgenti”.
La colpa, come di tutte le spaventose inefficienze che in questo periodo caratterizzano gli uffici pubblici – ahimè, va detto – è ovviamente dell’emergenza Covid, secondo l’azienda competente. Ma la spiegazione, a ben guardare, non convince affatto, perché non si tratta di scavare fosse a mani nude, ma di rilasciare autorizzazioni amministrative da parte di uffici che svolgono servizi pubblici essenziali e che non hanno subito – almeno in teoria – riduzioni di sorta. Nel caso di specie, non si può nemmeno accampare la scusa degli spazi perché, come detto, si è in possesso di una tomba privata. Ma si apprende che sono migliaia le salme accatastate nei cimiteri romani in attesa di cremazione o tumulazione.
Il bubbone non poteva non esplodere e così la sindaca Virginia Raggi ha convocato venerdì scorso i vertici dell’Ama per discutere della “ingiustificabile” (parole sue) situazione. Al vertice è seguito un lungo comunicato dell’azienda pieno di giustificazioni (ancora il Covid, neanche a dirlo) e di promesse di cambiamenti dalla prossima settimana, grazie ad un’intervenuta drastica riduzione degli iter burocratici (farla prima, no?) e ad un “incremento di tutte le attività, sia operative che propedeutiche”, bontà loro.
Stiamo a vedere, i morti attendono lì senza protestare.
di Maria Chiara Aniballi