La cancel culture sbarca anche al Corriere

venerdì 26 marzo 2021


La “cancel cultureamericana è approdata anche al Corriere della Sera. Vi è sbarcata con una aura di “buone intenzioni” che giustificherebbero i suoi “eccessi”. La vecchia litania delle “buone intenzioni” è l’alibi che da sempre copre l’indulgenza – e la propensione – degli intellettuali europei verso le ideologie e i metodi totalitari (come mostrò il liberale Raymond Aron nel suo famoso libro “L’oppio degli intellettuali” del 1955). E quell’alibi-litania si ritrova a sorpresa ripetuto per la cultura della cancellazione nel “Daily podcast” del Corriere on-line di ieri dal titolo “Politicamente corretto: dittatura o doverosa tutela delle minoranze”.

Comprensibili e lodevoli intenzioni e motivazioni – secondo il podcast del Corriere – giustificherebbero quei gruppi di studenti e professori che, nelle Università americane, mettono al bando, sulla base di criteri di valutazione anacronistici e moralisti contemporanei (politicamente corretti), gli autori classici e moderni occidentali; vandalizzano e decapitano nelle piazze le statue dei grandi personaggi della storia; conducono frequenti cacce alle streghe contro quei professori e studenti che non si allineano al movimento, ottenendone spesso il licenziamento o le dimissioni.

Se ascoltiamo il podcast del Corriere, apprendiamo con sorpresa che quegli episodi sarebbero solo “eccessi” da comprensibile “sovracompensazione” reattiva rispetto al fatto che “abusi orribili sarebbero stati tollerati per tanto tempo anche in nome della libertà di espressione” (sic!). L’intero movimento animato dalla sinistra liberal americana – sempre secondo quel podcast – troverebbe le sue radici in “un disperato bisogno di rinnovamento rispetto allo status quo ed alle strutture del potere” e avrebbe l’obiettivo di stabilire una “vigilanza dal basso” verso “abusi orribili di carattere sessista, razzista e religioso”. Insomma: gli autori di quelle cancellazioni e di quelle simboliche decapitazioni sarebbero compagni che sbagliano, per esasperazione rispetto ad “orribili abusi” commessi dai grandi della storia e dalla cultura occidentale da Omero, Dante, Cesare, ad Abraham Lincoln e Winston Churchill, fino ai giorni nostri.

Dall’ascolto del podcast si trae l’impressione di una sostanziale connivenza dei redattori del Corriere con le “buone intenzioni” della sinistra woke (“consapevole”) americana e quindi anche con le edificanti, moralistiche ed anacronistiche motivazioni di fondo, che portano in America alla damnatio memoriae dei grandi autori e personaggi storici dell’Occidente. Quest’impressione di affinità ideologica rimane anche dopo avere ascoltato, nello stesso podcast audio, lo scrittore Antonio Scurati concentrarsi in una intelligente e doverosa difesa di Winston Churchill: “Churchill è stato un uomo e un eroe del suo tempo. È stato un uomo dell’Impero britannico, imperialista e colonialista e bellicoso. Ma proprio per questo ha potuto ergersi da solo contro Adolf Hitler ed il nazismo e salvare la nostra civiltà”. Questo ha detto Scurati, con onesto buon senso, rilevando implicitamente l’anacronismo e l’assurdità delle critiche moralistiche politicamente corrette, sposate incredibilmente dal Corriere della Sera. Scurati ha accusato senza mezzi termini il movimento woke americano e la cultura della cancellazione di “oscurantismo, programmatica cecità e non volontà di comprendere”.

“C’è poi – secondo lo stesso Scurati – un aspetto costrittivo, impositivo e di forte restrizione della libertà di opinione e di espressione da parte dei fautori accaniti e fanatici del politicamente corretto… non ci può essere progresso, se passa attraverso una forma di fanatica negazione della possibilità di comprendere di conoscere e di pensare”. Nonostante la saggia chiarezza di Scurati, il commento del Corriere è stato all’opposto, “le motivazioni che stanno alla base del politicamente corretto sono giuste e comprensibili” e che “gli eccessi che ne derivano sono frutto di frustrazioni di fronte alla mancanza di riconoscimento di determinate istanze”. Come dire: i compagni della cancel culture sbagliano e commettono eccessi, ma solo perché accecati dalla frustrazione, per non vedere riconosciute le loro “giuste e comprensibili” istanze. Colpa del Potere e della Società, insomma. E soprattutto dell’Occidente!

“Liquidare questa onda di politicamente corretto come follia è sbagliato” – ha commentato in conclusione una redattrice del podcast del Corriere – perché vorrebbe dire spostare l’attenzione dal punto centrale”. E quale sarebbe il punto centrale secondo la redattrice? “Secoli di divisioni, minoranze, svalutazioni di questa o quella cultura”. Perbacco! Nel mirino del Corriere sembrerebbe entrare la storia dell’umanità intera! Ma no! Ben si intende che, sul banco degli accusati, c’è solo la storia e la cultura dell’Occidente! Quello è l’obiettivo principale del politicamente corretto e della cancel culture. Lo è ora anche per il Corriere della Sera?

La vicenda merita un commento. Il politicamente corretto e la cancel culture sono una guerra alla civiltà liberale occidentale, sia nelle intenzioni reali che nei mezzi. Generano roghi virtuali di libri e di autori classici, decapitazioni simboliche dei grandi della storia passata dell’Occidente, con il corollario non secondario di autodafé inquisitori e di frequenti cacce alle streghe a persone vive e reali, che escono distrutte da gogne e roghi mediatici che il movimento attizza. Si tratta di un movimento premoderno, oscurantista e intollerante che, partendo da apparenti buone intenzioni (“anti-discriminatorie” e “liberali”), si esprime con un moralismo premoderno e anacronistico e genera una illiberale e intollerante Inquisizione mediatica e, spesso, anche giudiziaria.

Esso genera, così, un temibile totalitarismo mediatico post-moderno, che si nasconde dietro “buone intenzioni” e “motivazioni liberali”.


di Lucio Leante