giovedì 25 marzo 2021
L’ultimo sondaggio Winpoll per il Sole 24 Ore, firmato dall’ottimo Roberto D’Alimonte, vede il centrodestra prevalere nettamente nella corsa alle intenzioni di voto, trainato da una Lega che si conferma primo partito del Paese, da Fratelli d’Italia in grande crescita e da una performance di Forza Italia migliore di quelle, imbarazzanti, ottenute negli ultimi anni.
In più, afferma D’Alimonte, nel centrodestra – rispetto al centrosinistra – le incognite all’interno della coalizione sono meno preoccupanti: “I partiti sono meno, la distanza che li separa è più gestibile e la loro convivenza è già testata. Il problema in questo campo è quello dei rapporti tra Lega e Fdi. Recentemente le posizioni dei due partiti si sono differenziate rispetto al governo Draghi e di riflesso rispetto alla Unione europea. Ma tra loro resta, tutto sommato, una sintonia di fondo”.
Tutto vero, ma è forse arrivato il momento di trasformare questa “sintonia di fondo” in qualcosa di più consistente. Per battere il centrosinistra che si sta profilando all’orizzonte (una sorta di ristampa economica delle coalizioni “acchiappatutti” con cui Romano Prodi ha vinto, per un soffio, le elezioni del 1996 e del 2006), il centrodestra deve necessariamente dare al proprio elettorato un segnale di forte coesione.
Il “popolo” del centrodestra è variopinto e complesso, ma ha sempre dimostrato di tenere in grande considerazione la solidità dell’alleanza. Punendo, elettoralmente, tutti quei tentativi (e ce ne sono stati molti nell’ultimo quarto di secolo) di deviare dalla strada maestra della coalizione per tentare avventure altrove.
Non è tanto una questione di leadership: Matteo Salvini e Giorgia Meloni possono giocarsi le proprie carte (come stanno facendo) su tavoli separati e sarà poi la fredda matematica a dirci quale tattica avrà avuto più successo. È piuttosto una questione di strategia e di prospettiva.
Finita – speriamo prima della scadenza naturale della legislatura - la parentesi emergenziale del governo Draghi, si andrà finalmente a votare. E quasi tutti i sondaggi danno in vantaggio, con un distacco più o meno marcato, il centrodestra. Ma vincere le elezioni è soltanto il primo passo per trascinare il Paese fuori dalla palude. Quello che serve è un programma di governo convincente e condiviso, una chiara visione sul ruolo dell’Italia in Europa e nell’alleanza atlantica, la capacità di costruire un rapporto diverso con le élite nostrane e internazionali, la voglia di incidere (e sarebbe anche ora...) sulla distanza abissale che ci separa dalla sinistra nei campi dell’elaborazione culturale e della comunicazione, il coraggio di mettere mano (anche se con colpevole ritardo) alle disfunzioni del sistema giustizia e alla cronica invadenza di una burocrazia ostile al libero mercato.
Il centrodestra, dai giorni della geniale intuizione di Silvio Berlusconi nell’autunno del 1993, è maggioranza strutturale in Italia. Ma gli elettori non bastano per governare. C’è assoluta necessità di una classe dirigente all’altezza della situazione, non solo a livello nazionale. Chi sarà il candidato del centrodestra alla poltrona di sindaco della Capitale? E perché i partiti non hanno ancora trovato l’intesa su un nome da contrappore a Virginia Raggi?
Le elezioni si avvicinano e il tempo, anche se ci appare sospeso dalla pandemia, continua a scorrere inesorabilmente. È arrivato il momento che il centrodestra batta un colpo.
di Andrea Mancia