Draghi e i talebani delle chiusure

giovedì 18 febbraio 2021


Il discorso di Mario Draghi al Senato sembra confermare i miei peggiori timori circa una mancata riapertura del Paese, dopo le impressionanti restrizioni decise da chi lo ha preceduto. La sua descrizione del Coronavirus, quale punizione divina delle nostre malefatte, mi ha lasciato francamente interdetto. Se questa è l’impostazione con cui il neo-premier intende affrontare l’emergenza infinita della pandemia, chi sperava in una svolta ragionevole resterà frustrato. In tal caso, è assai probabile che i talebani delle mascherine continueranno ad imperversare a lungo in questo disgraziato Paese. D’altro canto, accogliendo l’ideona grillina del ministero della Transizione ecologica e riconfermando Roberto Speranza al ministero della Salute, Draghi non sembra aver impresso un forte segno di discontinuità. In particolare, l’aver mantenuto in dicastero chiave uno dei più intransigenti membri del defunto Governo non risulta affatto coerente con una linea di coraggiose riaperture, che una crescente fetta della popolazione aspetta con ansia.

Ma è sul piano del fantasmagorico dicastero fortemente voluto e ottenuto da Beppe Grillo che le cose assumono un carattere vagamente sinistro. In piena sintonia con una moderna aberrazione della vita pubblica moderna, definita “costruttivismo” dal grande Friedrich von Hayek, che i grillini hanno cavalcato in tutti i modi, si contribuisce ancora una volta a far passare il concetto che la realtà, in tutti i suoi aspetti, sia il frutto di una scelta intenzionale della politica. Pertanto, una volta espresso un elenco di obiettivi desiderabili, occorre semplicemente istituire un ente burocratico, ministero o quant’altro, per raggiungerli in concreto. Esattamente ciò che accadeva nel paradiso chiamato Unione sovietica, in cui attraverso il mito della pianificazione si prometteva ad un popolo, perennemente affamato di beni materiali, che il benessere collettivo sarebbe presto arrivato.

Ebbene oggi, seppur con l’evidente ragione strategica di tenersi buoni i parlamentari del Movimento 5 Stelle – i quali a mio avviso voterebbero chiunque, con o senza il citato ministero della Transizione ecologica pur di non andare a casa prima del tempo – anche con l’illustre Mario Draghi prosegue in Italia l’illusione costruttivista della “caciotta”. A questo punto, le nostre residue speranze di riportare il Paese alla normalità risiedono tutte nelle componenti più aperturiste della folta maggioranza, che in questo momento sono decisamente rappresentate dalla Lega di Matteo Salvini e da buona parte di Forza Italia. L’Italia non può e non deve morire di paura e restrizioni.


di Claudio Romiti