Le rondini azzurre faranno primavera?

martedì 16 febbraio 2021


Nota a margine

Forza Italia è l’unico partito o movimento dichiaratamente liberale nel panorama italiano, a parte il neonato Liberisti italiani programmaticamente liberale e liberista, che esordirà a breve nelle elezioni per il Campidoglio. È sorta discussione, in ambito giornalistico, parlamentare e partitico (per quel che vale e possa voler dire in Forza Italia il dibattito interno) circa gl’intendimenti e la natura dell’entusiastico appoggio di Silvio Berlusconi al Governo di Mario Draghi. Nel corso dell’approfondito esame della questione non è stata tuttavia raggiunta una conclusione univoca. Vi sono state esposte tesi all’apparenza irreconciliabili che, in quanto tali, hanno sconcertato anche gli altri partiti e gettato nella più profonda angoscia la classe dirigente azzurra, che continua ad essere squassata dalla spasmodica ricerca dei modi e dei mezzi per realizzare quella rivoluzione liberale a cui la massa degli elettori insiste ad aspirare con generosa perseveranza. Il dubbio che ha ingenerato la tempestosa diatriba nasce dal voler stabilire se Forza Italia è entrata nel governo per avere dei ministri oppure ha offerto dei ministri per entrare nel governo. Il dubbio non è stato sciolto. Grava come un macigno sul Governo Draghi.

Silvio Berlusconi, che notoriamente ama la qualità delle persone, sia come governanti, sia come parlamentari, sia come coordinatori del suo partito, lascia intendere a taluni che i suoi ministri non li ha designati lui ma sono stati preferiti da Draghi e a talaltri che li ha scelti lui per le loro doti imponendoli a Draghi. Il perché di questa doppiezza, reale o falsa che sia, è presto detto. Se i ministri, peraltro politicamente dei tapini senza portafoglio, senza incarichi definiti e tangibili ma con attribuzioni residuali piuttosto evanescenti, figureranno bene nell’azione governativa, il merito sarà di Berlusconi; se invece faranno qualche bella figura, il demerito andrà a chi li ha voluti.

Nel corso dell’animata discussione non è mancato chi ha estremizzato le posizioni, ponendo senza retorica la domanda brutale: “Brunetta, Carfagna, Gelmini (in ordine alfabetico, non d’importanza rappresentativa o istituzionale, sia chiaro!) il callido Berlusconi li ha gettati nel governo per intralciarlo o per rincalzarlo?”. La domanda, seppure formulata in linguaggio estraparlamentare, non è apparsa peregrina all’attento e partecipe uditorio. Da un po’ di tempo, infatti, Forza Italia si autodefinisce “popolare, cristiana, europeista, moderata, riformatrice, liberale”. È davvero abbastanza, comunque si consideri la definizione. Perciò, la delegazione ministeriale forzista è poco per il partito? Troppo per il governo? Viceversa?


di Pietro Di Muccio de Quattro