Renzi vs Conte, il rimpasto è servito

lunedì 11 gennaio 2021


Tanto rumore per nulla o forse no, con queste parole potremmo coniare la corretta definizione per descrivere l’attacco dell’ex premier Matteo Renzi all’attuale premier Giuseppe Conte, tra qualche giorno addirittura potremmo scoprire con sorpresa, se la dicitura più calzante, invece, sarebbe stata “ex premier” per entrambi. A pensarci bene gli italiani sentivano la mancanza di qualche altro problema in più nella maggioranza di Governo, come se oltre al Covid-19 e tutto ciò che ne è scaturito, non fosse già abbastanza. Così sui malesseri del piano sul Recovery si è dato vita al valzer di dichiarazioni al vetriolo, alle porte sbattute in faccia, agli abbandoni anticipati dai tavoli di maggioranza, agli ultimatum e sfide alla pari dell’Ok Corral, solo che quest’ultima era avvenuta in un film del 1957, la differenza si capisce da sé, è sostanziale, in quegli anni la politica era con la “P” maiuscola.

La disputa aperta da Renzi a Conte sul Recovery non si fonda su qualcosa di banale o errato, questo va precisato, nasce dalla convinzione che quest’ultimo sia troppo debole per un vero rilancio dell’Italia, tanto è vero che, in seguito, alle critiche innescate da Italia Viva si è scoperto che questa non era la sola ad avere il rospo in gola, ma anche una buona parte del Partito Democratico di Nicola Zingaretti condivideva lo stesso fastidioso disturbo al gargarozzo, solo che fino a qualche giorno fa non veniva esternato con nessun colpo di tosse, probabilmente per non ritrovarsi, a forza di tossire, nella spiacevole condizione di far rimanere senza più fiato il Governo. Così l’enfant prodige di Rignano sull’Arno – c’è da dire che l’uomo è davvero sveglio – a ragion veduta, ha deciso di guidare i rivoltosi di questo Governo (facendone al momento ancora parte) ponendo l’attenzione su alcune questioni non da poco, ponendo l’accento anche contro il centralismo attuato dal presidente del Consiglio, Conte, a discapito degli alleati, le mancate comunicazioni a quest’ultimi o comunque le comunicazioni date all’ultimo momento, senza dare loro modo di studiare in maniera adeguata i dossier e poter dare dei contributi seri su questioni d’altronde importanti per la nostra nazione, fattori che hanno fatto accendere la scintilla che ha fatto scoppiare inevitabilmente l’incendio, fino alla minaccia da parte di Italia Viva di ritirare i propri ministri dal Governo.

Nelle ultime ore sembrava esser tornato il sereno, ma i renziani hanno rincarato la dose, affermando di non essere interessati ad alcuna poltrona, questo lo vedremo, attribuendo al presidente del Consiglio la colpa di staccare lui stesso la spina al Governo con il suo atteggiamento di nascondere i problemi reali sotto il tappeto. A questo punto, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, pare proprio inevitabile una sfida con una conta in Parlamento, sembra per certi versi che si è arrivati, oltre ad una questione di metodo e di contenuti, quasi ad un fatto personale tra Renzi e Conte. Il primo questa volta sembra non bleffare, ma questo lo potremmo scoprire solo nell’immediato futuro. Ai posteri l’ardua sentenza, per chiosarla alla Alessandro Manzoni. Una cosa è certa: se i punti posti dal leader di Italia Viva fossero solo in parte condivisi dal premier e di conseguenza la stessa Italia Viva, in virtù di questo, continuasse a rimanere nel governo la credibilità di questa forza politica apparirebbe agli occhi dell’opinione pubblica pari a zero, lo stesso è da ipotizzare nel caso in cui venisse concessa da Conte, a qualcun altro, la delega sui servizi segreti. La matassa è di difficile da sbrogliare, è pur vero che la legge attribuisce al presidente del Consiglio la responsabilità giuridica e politica della sicurezza nazionale, ne scaturisce che lo stesso ne risponderebbe comunque anche se tale incarico sarebbe delegato con una nomina ad altra persona di fiducia. Facendo un semplice ragionamento, viene da sé pensare che in un momento così delicato per l’Italia, con una pandemia in corso, i vaccini da distribuire, le ricadute negative che il Coronavirus ha portato nella nostra economia e con delle scelte politiche strategiche da intraprendere, sarebbe meglio per Conte alleggerirsi di alcune incombenze che richiedono di essere seguite con una costante solerzia e operatività.

L’ipotesi, ma solo una semplice ipotesi la si può azzardare nel pensare che delle due una: o il premier non ha una persona di fiducia o più semplicemente vuole tenere avocate a sé, e quindi del tutto riservate, dei contenuti riguardanti il suo Governo. Il particolare, che comunque è bene ricordare e precisare, è che la sicurezza nazionale non è solo materia del presidente del Consiglio o della persona che questi va a nominare, ma anche dell’organo di controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti il Copasir. I problemi che Matteo Renzi pone sono condivisibili in pieno, d’altronde molti di questi sono stati, già in passato, più volte espressi anche da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, sul tema dello sviluppo economico, delle risorse da investire nelle infrastrutture, nell’istruzione e nella sanità. Ma vi è un problema politico di base che questa volta il leader di Italia Viva ha pienamente centrato, come un tallone di Achille per Conte: quello della delega sui servizi segreti. Per il presidente del Consiglio e il suo Governo andare alla conta in Parlamento potrebbe rivelarsi una sorta di ruota della fortuna, è lì sappiamo che il buon Matteo da Rignano d’Arno è molto esperto. Se non altro, l’ha già vinta una volta!

 


di Alessandro Cicero