Il gioco delle parti: l’Ema, i governi, la Pfizer

venerdì 18 dicembre 2020


Meno male che noi europei abbiamo l’Ema, che vale European medicines agency, ente sovranazionale al quale è affidato il compito delicatissimo di verificare la praticabilità del vaccino contro il Coronavirus giunto dalla Pfizer americana. Dobbiamo rallegrarci in proposito perché l’Ema ha fatto sapere che invece di esaminare il vaccino il 29 dicembre, lo farà il 21 dicembre, in modo da consentire che si possa dare inizio alla vaccinazione di massa di tutte le popolazioni europee fin dai primi giorni del nuovo anno. Tiriamo un sospiro di sollievo e insieme a noi lo tirano centinaia di milioni di persone sparse per tutto il continente, che non attendono altro che di vaccinarsi per porre finalmente nel nulla l’angoscia suscitata dal virus pandemico.

Certo – sforzandosi di pensare e contravvenendo al monito di Karl Kraus, che invitava i cittadini di ogni Stato a tenere la propria testa rigorosamente vuota, per consentire ai governi di riempirla a lor piacere – qualche dubbio viene; qualche perplessità fa capolino e persiste, nonostante ogni tentativo di esorcizzarla, sospingendo la mente a farsi qualche domanda. Ecco, di nuovo le domande, si lamenteranno i benpensanti (per meglio dire, i non-pensanti) che sono tanti – milioni e milioni – i quali invece giustamente si fidano ciecamente e senza farsi alcuna domanda di enti sovranazionali, governi, esperti, comitati di esperti, consulenti governativi e via di questo passo. Le domande danno fastidio, interrompono il circolo della reciproca fiducia fra Governo e governati, seminano dubbi, aprono voragini di paura, e, per finire, rinfocolano le polemiche. Eppure, siccome insisto a credere fermamente che ciò che origina il pensiero – cioè il piccolo particolare che ci distingue dagli animali – sia proprio la capacità di fare domande, di farsi domande, ebbene qualche domanda penso vada fatta.

E qui va fatta una domandona, una super domanda, insomma una domanda che tutte le racchiude e che proprio per questa sua pervasività esigerebbe una risposta che so già tuttavia – per gli identici motivi appena esposti – mai sarà fornita. Ed è la seguente: ma come fanno politici, governi, virologi, scienziati vari, giornalisti celebri, testate della carta stampata, televisioni, ad affermare con certezza che dopo questo esame svolto dall’Ema il 21 dicembre, sarà possibile in pochissimi giorni dare il via alle vaccinazioni di massa? Quando ero a scuola – per la precisione alle elementari – mi fu detto che ogni esame, nessuno escluso, ha bisogno di tempo, di verifiche attente e che, come tutte le cose della vita, può andare bene oppure male, di dritto oppure a rovescio e non vedo perché a questa regola dovrebbe sottrarsi l’esame che l’Ema dovrebbe fare sul vaccino. E allora, dovrebbe dedursi che il 21 dicembre, l’esame condotto dall’Ema potrebbe andar bene, in quanto il vaccino venga ritrovato senza alcun difetto, oppure male, se una qualche riserva dovesse nascere, bisognosa se non di correzioni, almeno di approfondimenti. Come si fa dunque ad affermare impavidamente che a fine dicembre o all’inizio di gennaio si darà il via alle vaccinazioni in tutta l’Europa? E ad affermarlo – si badi – non col necessario beneficio d’inventario nascente dalla esigenza indefettibile di attendere gli esiti di un esame di carattere scientifico che, certo, non dovrebbe essere di semplice risoluzione, ma con assoluta, cogente, indubitabile, incrollabile, certezza?

La risposta – di per sé agghiacciante – non può che esser una: una tale certezza verso tutti sbandierata si fonda sul semplice fatto che l’esame non si farà; o meglio si farà in modo fittizio, benevolo, accondiscendente, comprensivo; si farà insomma in modo esattamente contrario a come dovrebbe invece farsi un esame di questo genere dal quale dipende la salute e perfino la vita di milioni di persone. Un esame del genere dovrebbe infatti farsi in modo altamente rigoroso, esigente in sommo grado, non benevolo o accondiscendente, ma in guisa da porsi davvero come la cartina di tornasole dell’efficacia e insieme della non dannosità del vaccino: e per far questo ci vuole tempo, non occorrendo essere virologi o scienziati per capirlo, bastando mostrarsi quali esseri pensanti. Non bastano sei o sette giorni, escludendo Natale e Capodanno.

Ecco perché è certo, anzi certissimo che da parte dell’Ema l’esame non si farà in modo acconcio, dal momento che il suo esito è già oggi scritto sulla carta da molto tempo e ci dice che il vaccino va bene, benissimo. E ciò, nonostante sia stata letteralmente “saltata” la fase 3, cioè quella riservata alla sperimentazione sugli animali, come nulla fosse. Le probabilità che l’Ema riscontri una qualche necessità di approfondimenti o di correzioni sono del tutto remote, per non dire inesistenti, pari allo zero, per il semplice motivo che far ciò ritarderebbe di settimane o di mesi l’avvio delle vaccinazioni e perciò andrebbe contro l’esigenza dei governi di tranquillizzare le popolazioni che loro stessi hanno avuto comodo e convenienza a terrorizzare fino ad oggi. Ne viene che siamo in procinto di assistere ad un “gioco delle parti” di sapore vagamente pirandelliano, per dar vita al quale l’Ema fingerà di attuare un esame scientificamente e tecnicamente fondato, la Pfizer fingerà di rallegrarsi del suo esito positivo, i governi fingeranno la loro soddisfazione e le popolazioni – le uniche a non recitare una parte, ma le sole buggerate – tireranno un sospiro di sollievo. Per questo siamo legittimati ad affermare qui che la decisione dell’Ema è politica e non tecnica né scientifica. L’Ema si comporta come i governi vogliono si comporti, tradendo lo scopo stesso della sua esistenza. Di scientifico neppure l’ombra. Buon per il virus! E male, malissimo per la salute e la vita degli europei! Peggio per loro!


di Vincenzo Vitale