Nota a margine: i miliardi europei tra Nord e Sud

venerdì 18 dicembre 2020


Venticinqu’anni fa l’eminente e indimenticato Carlo M. Cipolla curò un libro che, se fossi presuntuoso come molti di loro, suggerirei ai politici italiani perché chiaro, succinto, compendioso. Il libro è allettante già nel titolo “Storia facile dell’economia italiana dal Medioevo a oggi”. Carlo M. Cipolla ricordava che la storia ci dice chi siamo e da dove veniamo. Inoltre, è rilevante per il presente perché ci aiuta a risolvere i problemi che ci affliggono “non, si badi, nel senso di fornirci ricette prefabbricate pronte all’uso, ma in modo ben più sottile, indicandoci e spiegandoci come questi problemi sono sorti e si sono sviluppati”. Dopo aver bollato come “illusi” gli economisti convinti che bastasse “l’installazione al Sud di qualche fabbrica per risolvere il contrasto” con il Nord, rilevò che in ossequio “a questa semplicistica visione sono stati sacrificati miliardi e miliardi di lire ed energie preziose senza nulla ottenere.” Anzi, ottenendo risultati negativi “come il potenziamento delle associazioni criminali nel Meridione” mentre gli impianti industriali costati enormi capitali e vistose energie “non sono riusciti a smuovere l’ambiente in cui erano sorti rimanendo oasi di sviluppo non competitive, incapaci di trainare il resto della regione.” Secondo l’illustre studioso, la visione storica insegna (contro l’ingenuità sconfinata dei benintenzionati e degli impazienti, aggiungiamo noi) che “non si può sperare di cambiare una struttura economica e sociale incancrenitasi durante lunghi secoli con la semplice spesa di qualche miliardo o creando a caso una fabbrica in un luogo e un’altra in un luogo diverso.”

Nell’impiegare gl’imponenti fondi europei, ciò che significa pure ripartirli tra le regioni, specialmente tra Nord e Sud, dovremmo far nostra la lezione della storia e la lezione di Carlo M. Cipolla. Il loro impiego può rivelarsi profittevole in una zona e improduttivo in un’altra, se deve soprattutto servire a sviluppare anziché semplicemente conservare l’esistente “struttura economica e sociale”. Un tale sviluppo richiede al Sud cose diverse che a Nord. Gl’interventi, pertanto, devono essere diversificati. Questa è forse l’occasione decisiva per investire in istituzioni civili al Sud, dalla giustizia in ogni senso all’istruzione tecnico-pratica, dal servizio sanitario all’efficienza degli uffici amministrativi e degl’impiegati pubblici. “Sviluppare il Mezzogiorno vuol dire attuare un nuovo processo storico di segno contrario rispetto a quello che è prevalso per secoli” è l’icastico, incontestabile, insegnamento di Carlo M. Cipolla. Resta il dubbio se gli allievi siano in grado di apprendere la lezione del Maestro ed abbiano la volontà di applicarsi a metterla in pratica. La ricostruzione delle istituzioni civili costituisce la base imprescindibile della rinascita economica, politica, sociale del Meridione. La priorità delle priorità.

Carlo M. Cipolla, “Storia facile dell’economia italiana dal Medioevo a oggi”, Mondadori


di Pietro Di Muccio de Quattro