lunedì 9 novembre 2020
La Costituzione compiacente e i governanti compiaciuti
La Costituzione, per me, è come l’ombrello. Serve quando piove. Sta diluviando da un anno, eppure lo tengono chiuso. Con un decreto legge, ovviamente convertito dal Parlamento, il Governo ha dato a se stesso ogni potere utile contro il virus non meno di altri poteri che col virus hanno poco o punto a che fare. Come è potuto accadere che il Parlamento desse carta bianca al Governo? La salute prima di tutto, hanno risposto. E non è vero neanche, perché dalla malattia si guarisce pure uccidendo il malato. Ma della “salus rei publicae” non interessa più niente a nessuno? Le vestali, che negli ultimi venticinque anni attizzavano la fiamma dei rischi d’involuzione autoritaria, sonnecchiano ai piedi del tempio. “Primum vivere”, d’accordo, ma il “philosofari” rimesso ai Dpcm? Davvero qualcuno può seriamente sostenere che i rebus normativi inventati nelle sedi del Governo e delle Regioni, oltre che dei Municipi, e gli ukase delle autorità affascinate dal “potere d’ordinanza” hanno tenuto conto della “Costituzione più bella del mondo”? Non pare.
Quando la Corte costituzionale ha dichiarato che la salute è un “diritto primario e fondamentale” intendeva proprio dire “primum vivere”. Non già negare che le libertà individuali fossero “inviolabili”. E poi, a voler pignoleggiare, la salute è contemplata nella Costituzione (parte I, diritti e doveri dei cittadini) molti articoli dopo le libertà fondamentali, prima tra tutte la libertà personale, della quale non è ammessa nessuna forma di restrizione “se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.” La salute prima di tutto, hanno ripetuto. Ma le limitazioni della libertà ingiustificate quanto illecite sono state tali e tante da dare più dell’impressione che i governanti fronteggiassero il virus come tori davanti al rosso. Gli abusi contro le libertà fondamentali senza neppure tangibili vantaggi per la salute collettiva sono evidenti, considerando che le regole di condotta universalmente giudicate risolutive non richiedono quell’imponente sistema di divieti, anche stupidamente oppressivi, né quell’apparato minuzioso e odioso di restrizioni e costrizioni, che sono stati ammanniti ai cittadini.
Lo Stato ha riconosciuto, senza ammetterlo pubblicamente, l’incapacità di far rispettare drasticamente quelle regole di condotta e pertanto ha impiantato quel sistema e quell’apparato. Sfogo di governanti nel panico o ineluttabile protezione dei governati? Stando ai fatti, è indiscutibile l’eccesso di potere perpetrato, con la compiacenza della Costituzione e dei suoi corrivi apologeti, da governanti compiaciuti. Gli italiani, essendo tiepidi verso il costituzionalismo, sono perciò portati a bersi ogni pozione etichettata “bene supremo del popolo”.
di Pietro Di Muccio de Quattro