La tirannia della maggioranza

venerdì 6 novembre 2020


Con la seconda ondata di misure liberticide, sulla scorta di una inaccettabile tutela della salute che tende ad azzerare ogni altro diritto se non quello di vegetare entro le mura di casa, emerge con grande evidenza un drammatico vulnus delle nostre democrazie. In estrema sintesi, stiamo vivendo sulla nostra pelle una sorta di sempre più schiacciante tirannia della maggioranza, dopo aver gettato nel panico gran parte dei cittadini, in merito alla linea adottata per contrastare la diffusione del Sars-Cov-2. Ed è infatti bastata una pandemia con una bassa letalità, che colpisce essenzialmente le persone fragili e immunodepresse, per sospendere d’imperio e per un tempo molto lungo gran parte delle libertà stabilite dalla Costituzione. Una Costituzione la quale, occorre ricordarlo con estrema chiarezza, si fonda proprio sul principio di impedire che il sovrano, in questo caso rappresentato dall’intero corpo elettorale, possa decidere a maggioranza qualsiasi cosa, come quella di far adottare dai suoi rappresentanti al potere misure che ledano profondamente la libertà dei cittadini.

Con il nuovo Coronavirus abbiamo stabilito un grave, gravissimo precedente con il quale, in un futuro prossimo, sarà ancor più facile oltrepassare con un semplice atto amministrativo i non più invalicabili limiti costituzionali, approfittando di qualunque emergenza, eventualmente enfatizzata ad arte dalle solite grancasse di regime. E la prova che chi governa il Paese ci abbia preso gusto a usare la leva estremamente pericolosa dei poteri speciali, giustificati da un virus che nel 96 per cento dei casi non viene quasi avvertito da chi ne viene in contatto, è fornito dalla imbarazzante disinvoltura con cui due grandi e produttive regioni del nord Italia, Piemonte e Lombardia, insieme alla Calabria sono state inserite nella famigerata zona rossa, in cui vigono misure di sostanziale regime di carcerazione in casa per i malcapitati abitanti. Così, come sembra ancor imbarazzante rilevare che le stesse regioni sono tutte guidate da Amministrazioni appartenenti all’opposizione di centrodestra. In questo caso, all’arbitrio di misure di confinamento di massa si somma l’arbitrio, altrettanto letale per la democrazia, di un Governo giallorosso che pare orientare le proprie restrizioni più sulla scorta di ragioni politiche e molto meno sulle effettive esigenze sanitarie. Il caso clamoroso della Campania, di cui si è annunciato per settimane l’imminente collasso sanitario, lasciata misteriosamente fuori dalla citata zona rossa, ne costituisce la prova lampante.

Ma al di là di tutta una serie di argomenti logici, come la superiore organizzazione ospedaliera di Piemonte e Lombardia rispetto ad altre regioni, soprattutto del sud,  che rendono abbastanza inspiegabile una simile scelta, a monte di tutto c’è stato, a mio modesto avviso, il rapido smottamento di quasi tutti vincoli costituzionali con cui, senza il fermo diniego dei vertici della polizia di Stato, la maggioranza al potere si sarebbe messa sotto i piedi l’inviolabilità costituzionale del domicilio. Tuttavia non è affatto detto, nel caso di una forte recrudescenza del Covid-19, che questa ed altre misure di stampo dittatoriale non vengano adottate in queste lande democraticamente assai desolate.


di Claudio Romiti