“Hannibal ad portas”

giovedì 29 ottobre 2020


Quando mi imbatto in una delle tante trasmissioni televisive del terrore, come l’imbarazzante “Cartabianca” in onda su Rai Tre, in cui come ospite fisso c’è il savonarolesco Massimo Galli, eminente medico il quale sembra bellamente infischiarsene dei numeri reali della pandemia in atto, mi viene in mente una celebre locuzione latina “Hannibal ad portas”, letteralmente “Annibale è alle porte”.

Questo il disperato grido dei romani, tramandato dalla tradizione, dopo la catastrofica sconfitta di Canne. Un grido comprensibile, dal momento che dopo aver perduto gran parte delle truppe combattenti, gli stessi romani percepivano il gravissimo rischio di una imminente distruzione totale della loro civiltà. Ma noi, di fronte ad un virus che manifesta una letalità apparente intorno allo 0,3 per cento, e che sotto i 40 anni dall’inizio dell’epidemia ha causato 90 decessi, di cui circa 70 con gravi o gravissime patologie pregresse, possiamo dire di correre un analogo rischio? Certamente non noi aperturisti, che non neghiamo affatto la presenza del Sars-Cov-2, ma che basandoci proprio su una attenta lettura e valutazione dei numeri pensiamo che con esso occorra convivere, senza distruggere l’economia e la vita sociale, evitando di produrre, dando retta ai professionisti del terrore alla Galli, più danni e più morti di quanti ne stia causando il Covid-19.

Proprio in questi giorni il presidente delle Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un appello affinché non vengano ulteriormente trascurate tutte le altre patologie gravi. Appello autorevolissimo, che ha fatto seguito ad una dura presa di posizione degli oncologi e dei cardiologi italiani. Quest’ultimi hanno segnalato, a beneficio dei distratti in crisi isterica per il Coronavirus, che il 26 ottobre scorso sono morte 630 persone per malattie cardiovascolari, 490 per tumori e 73 per diabete. Una strage quotidiana che, come gli stessi clinici sottolineano, pur essendo molto più vasta di quella determinata dal Covid-19, non crea notizia.

E il risultato concreto di questa martellante comunicazione del terrore, che tanto piace ai giornalisti del partito unico del virus, sta letteralmente mettendo in ginocchio i pronto soccorso italiani, con una massa di persone con lievi sintomi che, credendo di aver contratto una malattia quasi mortale, stanno mandando in tilt molti ospedali. Tant’è che in alcuni nosocomi si valuta nell’ordine del 60 per cento i soggetti che, pur chiedendo un ricovero, non ne avrebbero alcun bisogno. Lo stesso presidente della Società italiana sistema 118, Mario Balzanelli, il quale si dice estremamente contrario ad un possibile lockdown generale, sottolinea i danni di una comunicazione errata che spinge troppi cittadini impauriti a chiamare il pronto intervento anche per pochi colpi di tosse. E aggiunge: “Tutto questo sta causando la paralisi delle tempistiche all’arrivo dei pazienti acuti, con un quadro di blocco permanente degli accessi e un innaturale e pericoloso allungamento dei tempi di ospedalizzazione. La conseguenza? Diverse persone sono morte durante l’attesa al pronto soccorso”.

Ciononostante, pur con crescenti contrasti interni, il sinistro Comitato di salute pubblica, che in barba alla più “bella” Costituzione del mondo gestisce il potere in modo quasi assoluto, continua a stringere la corda delle restrizioni, per l’appunto sostenuto da un mainstream comunicativo, il quale ci ricorda in modo ossessivo che dobbiamo morire. Di Covid-19 probabilmente no, ma di fame e di stenti quasi sicuramente.


di Claudio Romiti