martedì 27 ottobre 2020
La borghesia artefatta
Nel lungo editoriale di Gianluca Mercuri intitolato “Un’idea sbagliata di virilità che non è così distante” (Sette-Corriere della Sera, 23 ottobre 2020), tra le tante affermazioni passabili trovo anche un acrimonioso attacco alla “famiglia borghese”, che non può essere lasciato passare senza qualche precisazione, anche per il retropensiero che disvela. L’autore parte dall’assassinio di Willy Monteiro Duarte. Condivide l’opinione di Elena Tebano, che sempre sul Corriere lo avrebbe collegato alla morte di Maria Paola, la ragazza di Napoli fatta morire “perché stava con un trans”. E ne sposa la conclusione: “In comune questi crimini hanno un’idea sbagliata di virilità come sopraffazione”.
Poi prende a campioni della sua tesi i presunti assassini del povero Willy e, appoggiandosi all’autorità di Edoardo Albinati, che con “La scuola cattolica” avrebbe scritto “il più importante libro italiano di questo inizio millennio”, sottolinea impavido: “Albinati parla del maschio borghese ma nel denudarlo mostra quanto i suoi tratti siano simili a quelli del bullo di periferia, che vorremmo chiuso nel suo perimetro sottoculturale e remoto rispetto alla nostra centralità sociale”.
Qualunque cosa abbia voluto dire l’Albinati interpretato da Mercuri, resta che “il maschio borghese passa dalle torture dell’adolescenza – omologarsi, dunque alienarsi – alla pseudo solidità dell’età matura, quando è preso dalla protezione di sé e della famiglia, dall’ossessione delle cose da conquistare e da trasmettere”. È un “modello di successo”, aggiunge Mercuri sulla scorta di Albinati, “che si è diffuso per contagio, al punto che tutte le famiglie sono diventate famiglia borghese”. Infatti “al di là dello status effettivo, è borghese l’iniziativa stessa di metter su famiglia, di condurla e conservarla”.
Ohibò! Ecco la prova misteriosofica: “Proteggi la famiglia, la frase più borghese possibile, era tatuata sugli addominali di uno degli arrestati di Colleferro”. Il Mercuri, scartata la famiglia borghese che sembra ripugnargli, vorrebbe tutti single? Agogna la Repubblica di Platone? Oppure, più semplicemente, non gli piace il tatuaggio?
di Pietro Di Muccio de Quattro