Il Conte e la tenebra

martedì 20 ottobre 2020


Com’era il simpatico slogan, in odor di zolfo, coniato da Giuseppe Conte qualche tempo fa? “Questo Governo non lavora con il favore delle tenebre?”. Ecco, ora, di là dalla presunzione dello stesso nel volersi paragonare al signore della notte, va detto che forse aveva ragione. Infatti, l’avvocato Giuseppe Conte – ora premier – non è affatto un manovale dell’oscurità, egli e il suo direttorio sono la tenebra! Ma non quella luciferina di miltoniana memoria, non l’oscurità romantica, ma soltanto l’obnubilamento di alcuni Mefistofele da operetta, dei ciechi che guidano altri non vedenti come loro, brancolando a tastoni nel buio più fitto.

Mentre lasciano aperte le più inutili attività, ma lucrative per lo Stato ovviamente, l’obiettivo è colpire tutto ciò che è considerato “superfluo” e perciò particolarmente i settori culturali e artistici, ai quali è legato un motore di proporzioni inusitate che fa sì che il nostro – un tempo – Belpaese sia unico al mondo per tali tipi di offerte. Sono state considerate tutte queste “attività non necessarie”, il che ricorda un po’ quella triste frase detta anni or sono – o forse mai detta veramente – da Giulio Tremonti il quale (si dice) affermò che “con la cultura non si mangia”. Di certo, è che senza cultura un popolo non sarà mai una civiltà degna di tale nome ma soltanto un assembramento di bruti che sopravvive in cerca di cibo. Però, e chi ora governa lo sa benissimo, un simile Stato consente un più facile e miglior dominio delle persone, instaurando di fatto – come sta sottilmente avvenendo con il tacito consenso degli italiani – una vera e propria dittatura occulta, travestita da tutela per la salute. Vi stanno ingannando, quotidianamente, pervicacemente, inesorabilmente. Quando finalmente vi sveglierete, quando sceglierete la pillola rossa?

Quando questo delirio pandemico – questa forma di ipocondria paranoide artatamente indotta – sarà finalmente finito e passato, avremo un Paese devastato ed economicamente in ginocchio, non dai “morti per Coronavirus”, ma dalla follia di persone in malafede e incapaci che avranno distrutto interi settori economici dell’Italia, in primis quello che la sostiene, ovvero tutto ciò che è legato alle arti e alla cultura. Senza mesi di concerti, di teatro, di convegni, congressi, mostre, presentazioni e spettacoli vari, vi avranno sottratto tutto ciò che differenzia gli uomini dalle bestie. Perché non soltanto migliaia di persone e di famiglie di “operatori culturali e artistici” saranno in miseria, ma lo diverranno anche tutti coloro che operano nell’indotto: locali, ristoranti, maestranze e tanto altro di cui neanche ci si rende conto. Saremo un Paese povero e disperato ma con il Recovery Fund.

E quando qualcuno si renderà conto che una società, una civiltà, senza arti né cultura né “divertimento” non sarà degna di questo nome, implorerà piangendo amare lacrime e avrà fame e sete di qualcosa che non sarà “solo pane”. E allora sì che, forse, capirete quello che avete perso.


di Dalmazio Frau