giovedì 15 ottobre 2020
Come mi capita spesso mentre fuori è ancora buio, sto andando a prendere un treno. Sarà una lunga e faticosa giornata tra mascherine calzate con civica rassegnazione (pure quando, mi è capitato davvero, sei l’unico occupante di un vagone ferroviario e ti pare di essere capitato nel bel mezzo di un film di Emir Kusturica allorquando la gentile addetta, dopo averti offerto la bottiglietta dell’acqua, ti prega di rimascherarti subito dopo aver bevuto sennò poi il capotreno se la prende con lei) e la dolente osservazione dello sfascio economico nel quale sono immerse le nostre città e del quale solo coloro che si illudono di essere al riparo di uno stipendio fisso fanno finta di non accorgersi.
È la pandemia bellezza e, per dirla col maestro Marcello D’Orta, noi speriamo che ce la caviamo. Ma dover leggere, appena sveglio, che il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che se ci saranno nuovi lockdown dipenderà unicamente dal comportamento degli italiani e, ça va sans dire, dal rispetto dei suoi astrusi, quando non ottusi, Dpcm, questo no – mentre di malavoglia mi annodo la cravatta – proprio non riesco a digerirlo. Perché la retorica del “Modello Italia”, col corollario che se le cose vanno bene è merito del Governo e se vanno male è colpa degli italiani ha francamente stancato e non si faccia illusioni per quei tifosi che applaudono sempre e comunque; lo fanno per compiacere il capo-ufficio, fino a che arriverà il prossimo dinanzi al quale ricominceranno a scappellarsi come se niente fosse accaduto.
Insomma, caro Presidente, io non so se finiremo ancora in lockdown. Ma so che se accadrà dipenderà unicamente dal fatto che mentre per mesi cianciavate di “seconda ondata”, nell’evidente speranza servisse solo ad attribuirsi pieni poteri ed evitare rischiose – per voi – elezioni, non adottavate nessuna strategia per contenerla, a parte qualche miliardo buttato in banchi da autoscontro.
di Massimiliano Annetta