giovedì 8 ottobre 2020
Per mezzo secolo, ambientalisti e attivisti climatici hanno pronosticato l’imminente fine del pianeta. Tuttavia nulla è accaduto e ogni generazione ha dovuto rimandare la realizzazione di qualsiasi utopia verde. Ma ecco il “cigno nero” in cui nell’intimo confidavano: il panico scatenato dalla pandemia Covid-19 ha ottenuto in pochi giorni ciò che da sempre sognavano e che neppure l’apocalittica e incalzante propaganda delle Nazioni Unite, del World Economic Forum di Davos con Greta Thunberg, erano riusciti a realizzare: strade vuote, aerei a terra, e arresto della crescita economica. Ma si è trattato davvero di un cigno nero? Ci sono alcuni elementi circostanziali che farebbero più pensare a un evento tutt’altro che imprevedibile.
Da diversi anni, negli Stati Uniti, l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (Nih) conduceva esperimenti sui “guadagni di funzione” consistenti nell’attivare mutazioni del virus per comprenderne il comportamento e rispondere in modo efficace alle pandemie emergenti. Dopo il 2014 il governo americano ordinò di cessare queste manipolazioni per evitare problemi di fuga dei virus cosicché il direttore dell’istituto e immunologo, Dr. Anthony Fauci spostava le operazioni nel laboratorio associato di Wuhan in Cina, località da dove, com’è noto, si è diffusa la pandemia. È dunque ipotesi plausibile e niente affatto complottista che l’origine del Sars-Cov-2 sia artificiale e non provenga dal mercato degli animali. E allora ciò che sarebbe fondamentale accertare (ma non accadrà mai) è se la fuga del virus dal laboratorio di Wuhan sia stata accidentale o intenzionale.
Il 18 ottobre 2019, al Johns Hopkins Center for Health Security si teneva la simulazione di pandemia patrocinata dal World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation. Nome in codice Event 201. L’esercitazione che sembra la sceneggiatura dell'attuale Covid-19, serviva a evidenziare le sfide di preparazione e risposta in una pandemia molto grave. Da tutto questo emergevano istruzioni e scenari sul controllo delle popolazioni, sulle quarantene, sull’imposizione universale di una mascherina, sul distanziamento sociale, insomma su tutto ciò che cinque mesi dopo sarebbe accaduto veramente. Sembra incredibile che nella simulazione non si sia affrontato il problema della carneficina economica mondiale conseguente a misure sanitarie totalitarie. Ma non si è trattato affatto di una lacuna dell’esercitazione perché l’idea di demolire l’intera economia industriale per ricostruirla “verde” faceva già parte di un piano preordinato e da sviluppare sfruttando proprio la diffusione di una pandemia reale.
Il piano, denominato The Great Reset, è stato promosso dai leader dell’attivismo climatico e fautori di un governo mondiale, appunto il World Economic Forum (Wef), le Nazioni Unite, la fondazione di Bill Gates, il Fondo monetario e un gruppo di plutocrati associati al Wef che, come è trapelato da un insider bancario, avrebbero liquidato i loro patrimoni finanziari a partire dal dicembre del 2019, ben prima della dichiarazione ufficiale di pandemia da parte dell’Oms, nel marzo del 2020, quando le borse sono crollate. Chi li avrebbe avvisati dell'imminente apocalisse?
Come afferma l’ingegnere Klaus Schwab, fondatore e presidente del Wef nel The Great Reset: “La pandemia rappresenta una rara ma ristretta finestra di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo”. E allargando il discorso continua: “Abbiamo un solo pianeta e sappiamo che il cambiamento climatico potrebbe essere il prossimo disastro globale con conseguenze ancora più drammatiche per l’umanità”. Come a dire: la crisi virale si sta trasformando in crisi climatica e bisogna anticipare l’agenda verde.
Sposano questa linea, in piena pandemia, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: “Siamo in grado di trasformare la crisi di questa pandemia in un’opportunità per ricostruire le nostre economie in modo diverso e renderle più resistenti”, e Mariana Mazzucato, professore di Economia a Londra e consigliera del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che, al Guardian dice: la crisi del Covid è un’opportunità per fare il capitalismo in modo diverso. Da un lato infatti, il Reset vuole imporre la “decarbonizzazione” dell’economia per combattere il cambiamento climatico, dall’altro, ha l’ambizione di costruire un nuovo ordine mondiale con “economie più eque, inclusive”. Come ottenere l’obiettivo? Come si legge nel sito del Great Reset, promuovendo un’agenda marxista basata su una tassazione fortemente progressiva e sul rigido controllo della circolazione dei capitali.
Il Covid-19 si è dunque rivelato essere una prova generale dell’agenda climatica e tutto ciò che sta succedendo offre un’anteprima di come funzionerà l’emergente sistema di governance globale totalitario necessario per creare le condizioni di un nuovo modello economico e politico globale i cui effetti sono già in corso. Infatti, come se avessero seguito un unico comando, i leader di nazioni grandi e piccole hanno attuato misure quasi identiche agendo all’unisono e applicando misure sanitarie senza riguardo per la base economica di milioni di imprese e famiglie: il blocco universale delle attività ha funzionato come se fosse stato orchestrato, diffusione del virus compresa. Mai nella storia del mondo i governi hanno usato la salute pubblica come scusa per distruggere ciò per cui le persone hanno lavorato, per congelare l’economia, per privare le persone della libertà e per interrompere l’istruzione a un’intera generazione. Mai nella storia sono state messe in quarantena intere popolazioni.
Sarebbe accaduto tutto ciò in presenza di un boom economico? Sicuramente no. Questa pandemia è stata “strutturata” appositamente come test a causa di un’economia già barcollante e sull’orlo di un imminente collasso che ora si cerca di accelerare sfruttando il Covid 19 per realizzare il nuovo paradigma economico e politico pianificato dal Great Reset. Si è usata e si userà ancora la crisi e il panico per far accettare un’agenda politica che altrimenti verrebbe respinta se le persone non fossero così impaurite da non capire cosa sta realmente accadendo. Aver terrorizzato il pubblico, spacciando il Covid-19 come la nuova peste nera, era essenziale per convincerlo a credere che i governi fossero i salvatori e quindi autorizzati a rimuovere i diritti e libertà delle persone in cambio della sicurezza. E questa sarà ancora la strategia dei governi per preservare la situazione tirannica: riorganizzare la vita attorno alla minaccia che il virus rappresenta in modo che la maggioranza li sostenga, credendo che la perdita della propria libertà sia necessaria per la propria sopravvivenza a lungo termine.
Il più pericoloso esperimento sociale mai tentato sta accadendo davanti ai nostri occhi. Ciò che dovrebbe davvero terrorizzare, non è la paura di un’infezione da Coronavirus, ma gli scopi di coloro che ci governano. Solo la resistenza e il dissenso di massa possono cambiare il corso degli eventi usati per distruggere le nostre libertà.
di Gerardo Coco