No e poi No

lunedì 14 settembre 2020


Mentre Giuseppe Conte ha deciso di rattristarci la domenica con l’immancabile diretta tivù in posa piaciona poggiato sulla scrivania in stile Dallas, per annunciare la riapertura della scuola sulla quale il governo ha combinato un guaio, la campagna per Regionali e referendum si avvia alla fine. Ebbene mentre sorvoliamo sulle sciocchezze politiche, di Luigi Di Maio a favore di una approvazione referendaria che se avvenisse offenderebbe la memoria dei costituenti e del concetto di democrazia, su quelle di Matteo Salvini non sorvoliamo affatto. Il leader della Lega infatti va dicendo in giro che voterà per coerenza, come se questa fosse in assoluto una virtù, quando in realtà spesso, la virtù è rappresentata proprio dal contrario. Tanto è vero che se sbagliare è umano perseverare è diabolico, nel senso che la comprensione di un errore è una manifestazione di umiltà e intelligenza assieme, mentre l’insistenza sullo sbaglio più che della coerenza è un sintomo di incoscienza e di arroganza. Oltretutto per il segretario della Lega parlare di coerenza è una boutade, basterebbe pensare all’accordo di governo coi grillini che non solo smentì ogni promessa precedente, ma consentì la nascita di un esecutivo pernicioso e negativo.

Perché sia chiaro senza quello sbaglio nel 2018 l’Italia sarebbe tornata al voto e di tutt’altra storia avremmo raccontato, dunque Salvini dovrebbe andarci cauto sulla coerenza, ma se questo non bastasse c’è di peggio rispetto ai programmi e alla storia della Lega. Un movimento che è nato per affermare il federalismo, che è una diversa forma di Stato, per non parlare del presidenzialismo che è una diversa forma di governo, parliamo di due modifiche costituzionali di cui nel referendum non c’è traccia, dunque la coerenza di Salvini è aria fritta. Anzi coll’approvazione del referendum molte regioni si ritroverebbero sottorappresentate rispetto ad altre, perché la diminuzione dei parlamentari porterebbe a questo, per non dire che un parlamento nazionale molto ristretto vedrebbe concentrati i suoi poteri, dunque un aumento del potere centrale che è l’esatto opposto del principio federale. Da ultimo il referendum per come è fatto non modifica per niente il bicameralismo perfetto contro il quale la Lega si è battuta sin dai tempi di Bossi, al punto da costituire il simulacro padano, se di coerenza Salvini volesse parlare dovrebbe ritornare sui suoi passi ed invocare il No. La realtà è che Salvini così come la Meloni, e ci spiace che anche Giorgia sia caduta nell’abbaglio di commettere lo sbaglio, hanno votato a favore della legge sulla riduzione dei parlamentari che ha condotto al referendum, solo per inseguire la foga dissennata della gente verso la politica. Questa legge infatti fu approvata solo per darla in pasto alla gente imbestialita da una classe politica ignorante, arrogante, sotto colta, ipocrita e incapace, che però aveva scelto, perché non dimentichiamo che il 33 percento ai grillini l’hanno votato gli italiani, come hanno votato il resto.

La diminuzione dei parlamentari nasce solo ed esclusivamente per tranquillizzare un popolo furibondo, che però nel 2018 avrebbe potuto votare meglio, tutto il resto è una bugia. Ecco perché noi sosteniamo a spada tratta il No, perché è l’unico modo per resettare una quantità di ipocrisie, opportunismi, interessi elettorali, falsità costituzionali, che sono nate intorno alla legge sulla riduzione dei parlamentari e che rischiano di compromettere la stabilità democratica. Votare No significa riportare tutto a zero per consentire una riscrittura seria, utile, moderna della carta, che vada dalla forma di Stato a quella di Governo, dal bicameralismo perfetto al numero dei rappresentanti, dai pesi e contrappesi al ruolo e allo status delle regioni, una riforma che includa la giustizia, il fisco, il lavoro, il welfare e la firma dei trattati internazionali. Solo col No se ne può uscire fuori, ci si può salvare dal pataracchio vergognoso che è stato fatto con la legge sulla riduzione dei seggi, solo col No si può ripartire sul pulito della carta originale per riformarla adeguatamente attraverso una costituente anziché col grimaldello dell’articolo 138. Sbagliare è umano perseverare è diabolico e la coerenza cari amici troppo spesso confligge con l’intelligenza, tanto è vero che Plauto scriveva: Intelligenti pauca. E a buon intenditor poche parole.


di Alfredo Mosca