Numeri a lotto

giovedì 3 settembre 2020


Che nell’ultimo trimestre la ripresa sarà fortissima, come dice Roberto Gualtieri, e dunque il Pil 2020 chiuderà in linea con le previsioni del Mef al meno 8, ci sbaglieremo ma è come dare i numeri del lotto. Del resto, i giallorossi su questo ci hanno abituati bene. Basterebbe ricordare le cifre a vanvera per gli interventi sulla crisi appena esplosa la pandemia: 7 miliardi, poi 20, poi 50 e così via. Per non parlare della pioggia di centinaia di miliardi annunciata da Giuseppe Conte in uno degli infiniti show televisivi. La famosa Manovra che passerà alla storia per la potenza di fuoco inaudita. E adesso che si torna a parlare di legge di Bilancio da sottoporre al vaglio dell’Europa, il balletto del lotto ricomincia tale e quale, sia perché la ripresa fortissima di cui parla Gualtieri è un trompe-l’œil, sia perché il meno 8 è una chimera e sia perché nelle casse dello Stato non c’è più un euro. Tanto è vero che in previsione della questua per avere qualche anticipo dalla Ue, stavolta anziché il maquillage dei conti servirà la chirurgia plastica totale. Insomma, c’è poco da forzare le previsioni, sul Pil e sulle entrate fiscali per trasformare i conti da cattivi a buoni. In realtà precipitiamo. Basterebbe ascoltare Carlo Bonomi, il presidente di Confindustria.

Perché se è vero che le scadenze fiscali dei primi mesi dell’anno tutto sommato hanno retto, a dimostrazione che il vero problema non è solo la lotta all’evasione, è altrettanto vero che la devastazione del Pil dovuta alla chiusura c’è stata dopo e gli effetti arriveranno tutti in questi mesi finali. Dopodiché, sicuramente un po’ la riapertura, un po’ l’estate che crea sempre più movimento, qualcosa di meglio rispetto a zero c’è stato. Ma che il Pil finale di quest’anno possa arrivare al meno 8, che ci sia una ripresa fortissima in corso da farci chiudere in bellezza è una scriteriatezza. Si continua a scherzare col fuoco, a illudere gli italiani, a giocare coi numeri per nascondere la polvere sotto il tappeto senza considerare che stavolta la polvere da nascondere è talmente tanta che il tappeto si è già sollevato di un metro e di polvere da mettere ce ne sta ancora. La realtà è che se andrà bene il Pil crollerà tra il meno 11 e 12 percento, il debito supererà il 160 percento, le entrate fiscali precipiteranno inevitabilmente perché senza lavoro non c’è denaro per pagare, in più sono stati bruciati 100 miliardi senza risultato. Perché al posto di un governo capace c’è un esecutivo inutile e sbandato.

Del resto, ci sarà un motivo per cui in Europa siamo affondati più degli altri, siamo gli unici alla canna del gas, a fare pressioni asfissianti per avere anticipi su tutto. Eppure il premier aveva detto che l’Italia veniva presa a modello per capacità e competenza. Alla faccia della realtà e della verità. Altroché copiata, dell’Italia non si fida più nessuno e l’Europa sopporta i giallorossi solo per paura che col voto vinca il centrodestra. Una sorta di scambio tacito che quando finirà lascerà sul campo una montagna di macerie tale che ci vorranno anni e anni per toglierle di mezzo. Coi giallorossi, infatti, non solo è stata offesa la democrazia, la libertà del sentimento popolare, l’intelligenza e il buon senso degli elettori, ma trascinata all’inferno l’economia, un combinato disposto da tribunale della storia, da popolo costituito parte civile, un reato politico epocale. Per questo ritorniamo sempre a bomba: tra pochi giorni tra voto regionale e referendum, ci sarà l’ultima occasione per cacciarli via prima che ci rovinino del tutto, che ci tolgano ogni futuro. Serve che vinca il No e nelle Regioni il centrodestra faccia filotto mandando a casa quelli del banco del lotto.


di Alfredo Mosca