martedì 25 agosto 2020
Sia chiaro, sul referendum per la diminuzione dei parlamentari, il primo ad abboccare alla idiozia dei cinquestelle è stato il centrodestra che, per seguire la foga popolare e per mancanza di coraggio, ha sostenuto in éarlamento la riforma più pericolosa in assoluto. Ci viene in mente l’ottobre del ‘93 quando, sempre sotto l’effetto della rabbia generale, il Parlamento abolì l’immunità dell’articolo 68, per consegnarsi mani e piedi ad una magistratura che il caso “Palamara” ha descritto largamente. Tanto è vero che, da allora ad ora, più che una Repubblica parlamentare siamo diventati una Repubblica giudiziaria, con l’aggravante estrema che i giudici che” sbagliano” non rispondono e non pagano niente, basterebbe rileggere la storia di questi 27 anni per capire.
Per non dire del fatto che la magistratura non solo non paga i suoi errori giudiziari ma si è permessa il lusso di orientarsi politicamente, come sempre il caso “Palamara” ha evidenziato, senza che il Parlamento e le istituzioni battessero ciglio, pensate voi a cosa ci siamo ridotti. Pensate soprattutto quanto costi alla democrazia, a tutti noi, l’effetto di una riforma scriteriata della Carta, inserita in malo modo, senza che si sia riscritto e riordinato l’intero articolato del capitolo in questione. Per farla breve, nel ‘93 essersi consegnati ai giudici senza che tutta la giustizia fosse riformata per rispettare il principio costituzionale dei pesi e contrappesi, ha spianato la strada agli obbrobri giudiziari che spesso e volentieri abbiamo visto e subito.
Ecco perché modificare la Carta nei tratti vitali alla democrazia, deve essere materia ponderata e bilanciata in ogni punto e virgola, altroché per slogan ad effetto, bugie suggestive, pubblicità elettorale come la diminuzione del corpo elettorale proposta dai grillini, alla quale per paura sono andati dietro tutti i partiti, senza riserve e soprattutto senza cervello.
Sulla democrazia non si risparmia, meno che mai in soldi, anche perché se fosse quello il motivo che ha spinto i 5 stelle, sarebbe bastato tagliare stipendi, emolumenti e privilegi delle Camere, per ottenere di più, di meglio e in abbondanza. Al contrario, la riduzione proposta nel referendum, non solo in sostanza non farà risparmiare un tubo alle casse dello stato, ma colpirà al cuore la rappresentatività parlamentare del paese che è alla base delle garanzie di pluralismo, molteplicità delle presenze e della partecipazione alle scelte per il bene della nazione.
Un principio evidente da capire: cosa succederebbe se per risparmiare si riducesse il numero dei parlamentari, per esempio al numero delle regioni, insomma 21 deputati e 21 senatori? Un viaggio verso la dittatura.
Inoltre diminuire la rappresentanza senza modificare il bicameralismo perfetto come altrove nel mondo democratico, manterrebbe inalterato il problema del “via vai” e delle insopportabili lungaggini dei rimpalli fra le Camere. Come se non bastasse, senza una adeguata modifica delle leggi elettorale e dei collegi di riferimento, col “sì” al referendum ci ritroveremmo con uno squilibrio anticostituzionale nella rappresentanza fra Regioni, alcune sottorappresentate ed altre il contrario. Un caos pazzesco.
Da ultimo il fatto che la foga popolare contro la politica, la casta insomma, non si è creata per la quantità dei parlamentari nazionali, ma per la mediocrità, la sottocultura, l’opportunismo squallido, il trasformismo meschino e la disonestà intellettuale di una classe politica che nel tempo si è squalificata tragicamente agli occhi del paese, coi 5 stelle poi non ne parliamo.
Ecco perché voteremo “no” convintamente e ci adopereremo con ogni forza per far votare “no” al referendum di settembre. Del resto i grillini ci hanno abituati alle proposte politicamente più pericolose, vedi il reddito di cittadinanza, la prescrizione, il decreto dignità, la strada della seta e così via. Ma stavolta è in ballo la democrazia e la difenderemo come gli arditi. Anche fossimo da soli.
di Alfredo Mosca