Sbarchi in massa di irregolari: ci risiamo

martedì 28 luglio 2020


Ricordate Corrado Guzzanti che faceva il verso a Giulio Tremonti? Eccezionale. E quella volta che, nel 2005 a “Parla con me”, lo spettacolo d’intrattenimento condotto su Rai 3 da Serena Dandini, un mitico Guzzanti-Tremonti s’inventò la storia della vendita della Sardegna per tappare i buchi del Bilancio dello Stato? Da morire dal ridere. Una performance straordinaria basata su un registro di comicità surreale. Che Guzzanti fosse un genio della satira era noto, ma che fosse anche preveggente nelle sue rappresentazioni iperboliche non l’avremmo immaginato. Nel 2005 l’ipotesi della vendita della Sardegna era una gag; nel 2020, la cessione di fatto della Sicilia all’Unione europea perché ne faccia un gigantesco hotspot per immigrati clandestini, è una drammatica realtà. A confermarlo è il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci, che, esasperato dai troppi arrivi di irregolari sull’isola, si è sfogato su Facebook scrivendo: “Avrete già letto dei 100 migranti scappati a Caltanissetta. Si aggiungono ai tunisini scappati a Pantelleria e a quelli evasi dall’hotspot di Pozzallo, i quali, a loro volta, si sommano a tutti gli altri. È semplicemente sbagliato che si faccia finta di nulla da parte del governo di Roma e che si dica che tutto va bene. Pretendo rispetto per la Sicilia, non può essere trattata come una colonia”.  

Quello che sta succedendo nell’isola è pazzesco, ma non casuale. La notizia dell’allentamento delle maglie rispetto alla chiusura dei porti voluta da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno ha rimesso in movimento un florido traffico di essere umani dalle coste africane. Dopo l’intervallo felice del primo Governo Conte si ricomincia con gli sbarchi incontrollati e con l’Italia che si riempie di indesiderati. Con un’aggravante: il contagio da Covid-19. Se fino allo scorso anno il problema dei clandestini poteva circoscriversi a una questione securitaria con ricadute sull’andamento del fenomeno criminale del lavoro nero, oggi bisogna fare i conti con la possibilità che gli sbarcati diffondano il virus che a fatica la comunità nazionale ha tentato di arginare con drastiche misure di contenimento sociale. Ma il Governo dello stato d’eccezione infinito col pretesto del virus mette la sordina all’emergenza migratoria. Finge che vada tutto bene. Della ricollocazione dei nuovi arrivati in altri Paesi Ue si è persa traccia. La sbandierata intesa di Malta dell’ottobre dello scorso anno, che avrebbe dovuto risolvere il problema delle ricollocazioni, è scaduta e non è stata rinnovata. E difficilmente lo sarà. Soprattutto adesso che i partner comunitari ci hanno omaggiato della promessa di darci una barcata di soldi per rimetterci in piedi. Il minimo che la sinistra servile possa fare in segno di gratitudine è di tenersi i barconi con i loro carichi umani di sofferenza e di speranza in modo che non vadano a disturbare a casa loro i manovratori del vapore europeo.

Abituiamoci all’idea di pagare cambiali ai nostri santi creditori ben oltre gli impegni che contrattualmente dovremo assumere se e quando ci verranno dati i denari promessi. Quella sul trattenimento dei migranti sul suolo patrio è un pagherò firmato a Bruxelles dal premier Giuseppe Conte. Che non si è imbarazzato più del dovuto a mettere sul groppone degli italiani un carico tanto oneroso. In fondo, al mutante di Volturara Appula piace ciò che aggrada ai suoi datori di lavoro: la sinistra multiculturalista che sbava quando parla di società con le porte spalancate alle miserie del mondo. I numeri sono da allarme rosso. Al 27 luglio gli sbarchi del 2020 sono stati 12.228 (fonte: ministero dell’Interno). E siamo a poco più di metà anno. Nel 2019 (fonte: idem), con la Lega al Governo, erano calati a 11.471 in tutto l’anno. Di questo passo si rischia di chiudere il 2020 con numeri vicini a quelli del 2018 (23.370). E non si dica che i clandestini fuggano dalla guerra. Per il Cruscotto statistico giornaliero del Viminale, il 51 per cento delle nazionalità dichiarate al momento dello sbarco riguardano Tunisia e Bangladesh. La ministra Luciana Lamorgese, appreso dei 5.237 migranti provenienti dalla Tunisia e sbarcati in Italia dal 24 luglio scorso, è volata a Tunisi per cercare di giungere a un accomodamento con le autorità locali: denari in cambio di una stretta sui controlli per impedire le partenze dei natanti verso le coste italiane.

Non che per questo Governo e per questa maggioranza conti qualcosa la volontà degli italiani. La missione affidata dal premier Conte alla ministra Lamorgese è ispirata a puro opportunismo politico: la sinistra farà di tutto per evitare che l’assalto estivo ai nostri porti abbia un impatto devastante sull’opinione pubblica chiamata al voto per le regionali tra meno di sessanta giorni. Sarebbe un assist clamoroso a Matteo Salvini e a Giorgia Meloni. Perciò, benché non si abbia un soldo in tasca da spendere per le famiglie e le imprese italiane che non provenga dai prestiti rimediati in giro per il mondo, si vanno a promettere denari ai tunisini perché facciano il loro dovere nel tenersi quelli che provano a scappare. Un passaggio del comunicato stampa diffuso dal Viminale per informare della visita della ministra Lamorgese raggiunge punte inesplorate di involontaria comicità. Vi si legge testualmente: “La ministra Lamorgese ha sottolineato, in considerazione delle solide relazioni bilaterali, la particolare attenzione con la quale anche in Italia vengono seguiti gli sviluppi della crisi politica in atto nel Paese, auspicando che la Repubblica tunisina, sotto l’autorevole guida del suo presidente, possa presto uscire da questa difficile situazione in modo da affrontare le rilevanti sfide socio-economiche che si profilano all’orizzonte per il popolo tunisino. In tal senso è stata manifestata l’intenzione di sostenere interventi ed investimenti per accelerare la ripresa economica in Tunisia”.

Andiamo a Bruxelles a elemosinare aiuti e poi promettiamo interventi per sostenere la ripresa. Italiana? No, tunisina. E tutto perché il 20 e 21 settembre si vota. Si vuole a tutti i costi far quadrare il cerchio sull’accoglienza degli irregolari, ma la realizzazione di questo problema è impossibile. Lo si chieda a quel poveretto di Musumeci che ha fatto una fatica del diavolo a limitare i danni al turismo, principale comparto economico della Sicilia, provocati dallo sconvolgente effetto della crisi pandemica. Adesso che qualche turista cominciava a fare capolino sulle spiagge e nei luoghi d’arte dell’isola il governatore si trova a combattere con gli immigrati che, contagiati o no dal Covid-19, una volta sbarcati e rifocillati scappano dai centri di raccolta disperdendosi in tutte le direzioni. Ma davvero questo Governo di scriteriati vuole il Far West, con la gente inferocita cha dà la caccia al clandestino?


di Cristofaro Sola