giovedì 23 luglio 2020
È ormai accertato che Giuseppe Conte stia enfatizzando la sua trattativa europea sui prestiti a fondo perduto. Infatti si tratta di soldi che inizieranno ad arrivare dal 2021, e per solo un dieci per cento, mentre il restante novanta sarà vincolato al fatto che il governo attui una politica lacrime e sangue, dai licenziamenti alla riduzione delle pensioni, passando da una rivalutazione astronomica di rendite catastali ed aliquote Imu, proseguendo con prelievi sui conti correnti con eventuale patrimoniale, senza considerare la pregiudiziale Ue che vedrebbe in ogni italiano un potenziale evasore fiscale. Ed allora qual è la vittoria di Conte? Soprattutto perché i giornali cosiddetti “istituzionali” reggono il gioco al governo? La comunicazione, fatta di promesse a giornali e giornalisti, nonché ad editori e faccendieri del ramo, è tutta nelle mani di Rocco Casalino, il vero architetto dell’immagine del governo. Quel Casalino che, sin da prima di partecipare al Grande Fratello televisivo (la prima edizione), non nascondeva la propria fascinazione per un controllo orwelliano del genere umano: 1984 era un incubo fantascientifico solo fino a qualche decennio fa, oggi è un sogno realizzabile grazie al connubio tra tecnologia e politica filo cinese. E non è un mistero che le fonti governative sulle trattative europee, di cui parlano i giornali, siano le sole parole di Rocco Casalino: acqua fresca, anzi calda, ed in questi giorni si preferirebbe dare retta a Boario o Fiuggi piuttosto che alla fonte pisciarello Casalino.
E siccome la gente è abituata a pensare con la propria testa, guardando criticamente l’operato del governo. Iniziamo col dire che Rocco Casalino ha evitato che la delegazione di governo andasse ospite presso il Forte Hotel di Bruxelles: hanno alloggiato presso un costoso albergo a due passi dal palazzo, mentre nella catena Rocco Forte Hotels avrebbero soggiornato gratis. Perché lo Stato italiano è socio dei Forte Hotels, partecipati dal Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti. Il Fondo strategico italiano ed il Gruppo Rocco Forte Hotels hanno sottoscritto un accordo d’investimento che prevede l’ingresso del Fondo nel capitale del gruppo alberghiero, per un piano di sviluppo incentrato sull’Italia. Complessivamente undici hotel in Italia, Regno Unito, Germania, Belgio e Russia, fornendo un servizio di alta qualità ad una clientela proveniente soprattutto dall’estero, in particolare da Stati Uniti, Medio Oriente, Sud America e Cina: in questi alberghi i rappresentanti dell’Italia non pagano, ma Casalino ha preferito far salire i costi delle delegazione. Già questa storia ha il sapore d’una sconfitta, e di tanto sfarzo e spreco.
Ma andiamo oltre, superando fonte del pisciarello e radio fante, chiariamo che il primo ministro danese Mark Rutte è stato esplicito con l’italiano Conte. Il danese, oggi a capo del “gruppo dei frugali”, ha detto che in Italia sono accantonati nelle banche risparmi per cinque volte superiori a quelli tedeschi e quattro volte a quelli danesi. Una proporzione che i frugali vorrebbero l’Italia sanasse per sempre, e perché ritengono non conciliabile il forte indebitamento col primato di primo risparmio mondiale. I danesi avrebbero proposto a Conte di dimostrare la volontà di bruciare gli accantonamenti dei privati, di conseguenza si sarebbero aperte per l’Italia le porte delle disponibilità europee. Ma Conte non vorrebbe mai colpire il risparmio, conscio che quei conti correnti sono tutti di pubblici dipendenti che, durante il lockdown, hanno raddoppiato la propria propensione all’immobilizzo di capitali. Nello specifico, forti risparmiatori sono tutti gli alti dirigenti di stato, e Conte sa bene che perderebbe l’appoggio del partito del pubblico impiego qualora provasse a decurtare il risparmio. Questo giochetto è anche noto ai giornali filogovernativi, dove lavorano parenti di alti dirigenti di stato. Da qui l’utilizzo dell’unica fonte governativa, il pisciarello appunto.
Di fatto l’Italia rimane economicamente bloccata, e ad alcuni centri di potere conviene il Belpaese a bocce ferme. Ma qualche beninformato (fonte ben più dissetante) ci fa fare un salto temporale a qualche giorno prima che esploda il “corona virus” a Wuhan in Cina. Il 9 ottobre 2019, il direttore della Cia Gina Cheri Haspel volava alla volta di Roma, e qui incontrava i vertici di Aisi (prefetto Mario Parente), Aise (Luciano Carta, ora vertice di Leonardo) e direttore del Dis (Giovanni Vecchione). Ma perché gli americani avrebbero incontrato i servizi segreti italiani? Premettiamo che i rapporti tra le intelligence occidentali sono normale amministrazione. Anche se la fonte fresca ci dice che, i toni dell’incontro avrebbero avuto la stessa gravità di quelli registrati nei giorni che precedettero l’operazione “Mani Pulite” del 1992: ovvero le trattative tra 007 Usa, 007 finanziari (legati a George Soros) e pezzi dello Stato italiano (anche magistrati milanesi) che poi si diedero appuntamento sullo yacht Britannia. Nel mirino dell’intelligence Usa ci sarebbe la classe politica oggi in Parlamento, dalla maggioranza all’opposizione. Nello specifico tutti coloro che in qualche maniera hanno incrociato sul proprio cammino la “via della seta”. Perché secondo certe vocine la “via della seta” sarebbe un bel secchio bucato, in grado di bagnare chiunque cerchi di bloccarla: di bagnarlo con dollari o con euro, o con oro e diamanti, e perché il governo di Xi Jinping pagherebbe bene tutti i politici e gli alti dirigenti di stato capaci d’abbattere ogni barriera all’entrata cinese nelle grandi aziende italiane. L’obiettivo della Cina è avere entro il 2023 il pacchetto di controllo del sistema italiano. E sappiamo bene che, negli ultimi trent’anni, sono partiti dall’Italia alla volta della Cina gran parte delle banconote euro scomparse dalla circolazione europea: soldi girati dalle organizzazioni imprenditoriali cinesi. Cartoni e valige di danaro contante oggi nel caveau della Banca popolare cinese. Danaro che però torna in Italia (ed in Europa) per comprare il consenso della classe dirigente.
Particolare che non sarebbe sfuggito agli informatori di Gina Haspel. La prossima mossa del Dipartimento di Stato Usa sarebbe proprio far esplodere la nuova tangentopoli italiana. Nel mirino dell’intelligence Usa ci sarebbe proprio Giuseppe Conte ed il suo nugolo d’esperti, non ultimo quel Vittorio Colao (capo della cosiddetta “task force”) che da Londra tratterebbe gli affari da fare in Italia. Ma Colao non è uno cascato lì per caso, è l’uomo che ha trattato la vendita della Omnitel di De Benedetti agli inglesi, ed oggi è nell’entourage di Bill Gates come esperto finanziario. Si proprio quel Bill Gates (uomo più ricco del mondo) che Donald Trump ha accusato d’essere socio dei cinesi nel 5G, soprattutto di lavorare contro gli Usa. A confortare l’ipotesi d’una imminente nuova tangentopoli è proprio l’ex premier Matteo Renzi che, nel suo nuovo libro La mossa del cavallo, parla proprio d’una “classe politica che dovrà fare i conti con una nuova Tangentopoli”.
Il fondatore di Italia viva commenta così a La Stampa il contenuto del suo libro: “l’Italia dovrà affrontare anche la risposta popolare scatenata da una serie di inchieste che i media potrebbero presentare come la nuova Tangentopoli a politica è debole, si guarda alla magistratura quasi per conferirle un acritico potere di supplenza”. E Renzi spiega da dove partirà l’indagine: “Gli strumenti di protezione individuale, vale a dire le mascherine, sono arrivati attraverso percorsi a dir poco rocamboleschi” e poi “la definizione delle zone rosse, la tempistica delle chiusure, il periodo di preparazione tra la prima notizia di contagi a Wuhan e il paziente uno di Codogno, la gestione della Protezione civile, il rapporto tra regioni e Stato centrale, ma anche tra regioni e comuni”. Giuseppi tira a campare, ben sapendo d’aver lasciato aperta con i danesi la porta della batosta sui risparmi, e con i cinesi la promessa di grandi affari. L’Italia, intanto, viene volutamente disinformata dalla fonte del pisciarello.
di Ruggiero Capone