Conte salvato dall’Italexit

venerdì 17 luglio 2020


Non risulta una grande operazione quella compiuta dal Governo di dare al Paese con grande rilevanza l’annuncio di un arrivo imminente di un poderoso piano di aiuti stabilito dall’Europa per consentire agli italiani di superare le gravissime difficoltà dei cittadini. I tecnici della comunicazione di Palazzo Chigi e lo stesso Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbero ben spere che la pelle dell’orso va esibita solo dopo averla tra le mani e che l’eccesso di annunci trionfalistici si trasforma in un boomerang nel momento in cui di trionfi non si vede nemmeno l’ombra e scatta la delusione popolare.

Quali possono essere gli effetti del fallimento del negoziato sul Recovery Fund ?

A stretto rigore di logica il primo non potrebbe non essere l’autogoal del Governo. Una sconfitta sul terreno europeo imporrebbe un ritiro in buon ordine da parte di una coalizione governativa che sull’aiuto già dato per certo aveva puntato tutte le sue speranze.

Per singolare paradosso, però, proprio l’apparente ineluttabilità di un’uscita di scena può diventare per Conte il migliore puntello della compagine giallorossa. Ai Paesi europei, Olanda e frugali compresi, non conviene che l’Esecutivo italiano, composto da forze al cui interno spicca per peso il partito più europeista del continente, cioè il Partito Democratico, venga travolto dal fallimento del Recovery Fund. Per la semplice ragione che l’evento farebbe scattare nel Paese un’ondata di antieuropeismo capace di sfociare nella richiesta, sostenuta non solo dai sovranisti ma anche dagli europeisti delusi, di una Italexit. Il ché, dopo l’uscita della “Gran Bretagna”, potrebbe assestare un colpo mortale all’Europa a guida franco-tedesca.

Il rischio di Italexit, insomma, può salvare Conte dal tracollo. Ma per quanto ed a quali condizioni?


di Arturo Diaconale