mercoledì 17 giugno 2020
Nel corso della Prima Repubblica erano definiti balneari i governi che venivano formati con lo scopo di far decantare la situazione politica ostaggio delle tensioni che spesso scoppiavano all’interno della Democrazia Cristiana, allora partito di maggioranza relativa, e che imponevano di fissare alcune fasi di tregua nello scontro tra le correnti della cosiddetta “balena bianca” per evitare delle crisi che non avrebbero potuto avere altri sbocchi oltre le elezioni anticipate.
La storia sembra ripetersi anche nella Terza Repubblica. Con una differenza non irrilevante dato che per placare le tensioni tra le correnti dell’attuale partito di maggioranza relativa, il Movimento Cinque Stelle, non vi è alcun bisogno di dare vita ad un esecutivo balneare già abbondantemente rappresentato dall’attuale governo in carica e guidato da Giuseppe Conte.
Nelle scorse settimane da più partiti sono stati lanciati appelli affinché l’esecutivo guidato da Giuseppi definisse il proprio ruolo fornendo una visione organica e convincente di come costruire la ripresa ed il futuro del paese servendosi dei “poderosi” fondi che dovrebbero arrivare dall’Europa. Allo scopo sono stati organizzati in pompa magna gli Stati Generali che, però, non sembra abbiano conseguito il risultato preventivato lasciando avvolto nella nebbia il ruolo dell’attuale governo nella gestione balneare della “società nazionale” durante la guerra tra le correnti grilline e in prospettiva della sua conclusione prima della ripresa politica di settembre.
Basterà il direttorio immaginato per dare rappresentanza di vertice a tutte le componenti del M5S per mettere fine alle frizioni e alla guerra per bande che dilaniano il movimento grillino ad eliminare il rischio di crisi che grava sull’esecutivo di Conte? O sarà necessario, come avvenne prima della nascita del centrosinistra voluto da Aldo Moro e guidato da Amintore Fanfani, assecondare la richiesta di Alessandro Di Battista di celebrare un congresso destinato a sancire l’irreversibilità dell’alleanza di governo tra Pd e M5S?
È mera illusione ritenere, come alcuni, che il semplice compromesso tra correnti consenta di dare stabilità al governo affrancandolo dalla sua connotazione balneare. Quando a settembre si celebreranno le elezioni in alcune tra le principali regioni italiane gli accordi tra i capibastone non avranno più alcun peso. Sarà il voto democratico dei cittadini a decretare la sorte di Conte e della attuale legislatura, a dire l’ultima parola sull’ irreversibilità o caducità dell’alleanza tra Pd e grillini e su chi dovrà comandare non solo nel governo ma, soprattutto, dentro il partito di maggioranza relativa e nel Partito Democratico.
Con una doppia posta in palio così alta c’è, da qui alle elezioni regionali, da aspettarsi di tutto!
di Arturo Diaconale