mercoledì 10 giugno 2020
Il nostro giornale è stato fra i primi a denunciare un attacco concentrico contro la Lombardia, intesa sia come Regione che governo della stessa. Ma se la causa di fondo era spesso indicata in una specie di rivalsa e invidia anti-nord e anti-Milano per via di certe carenze nella drammatica questione della gestione sanitaria, si può dire oggi che il vero obiettivo politico dei proiettili, a cominciare da quelli giudiziari, è la Lega di Matteo Salvini.
Colpire frontalmente il Governatore Attilio Fontana per i cosiddetti “camici gratuiti” è stata, innanzitutto, l’operazione mediatica di un quotidiano e di un reportage televisivo sulla base, secondo alcuni, di voci filtrate dal tribunale il quale, successivamente, ha aperto il leggendario fascicolo ed è bastata questa apertura per dare del colpevole a Fontana sulle pagine di altri giornali. La tecnica in uso dai tempi del manipulitismo, cavalcato da Umberto Bossi e da Silvio Berlusconi con i suoi media, è in pieno svolgimento e, ovviamente, passa quasi in silenzio che si tratti, per ora, di un’indagine conoscitiva senza ipotesi di reato né indagati.
In effetti, è sufficiente leggere senza prevenzioni la storia dei camici coinvolgente, di poco, la moglie di Fontana, per rendersi conto che siamo in presenza di una vicenda sulla quale sono ben visibili le spinte allo scandalismo a tutti i costi piuttosto che dei reati, trattandosi di una delle tante donazioni dell’azienda Dama agli ospedali di Varese e, in ogni caso, non un euro dei cittadini è entrato nelle sue casse.
Il clima di trent’anni fa si avverte e la mira è puntata contro il leader della Lega poiché, azzopparlo nella “sua” regione, è un colpo politico sullo sfondo di una sia pur leggera debolezza salviniana che, per ora, non ha effetti interni. Il fatto è che al presidente Fontana, già in un clima d’odio come si legge sui muri milanesi, sono state dirette le più varie accuse fra cui la mancata istituzione della zona rossa nel bergamasco, di competenza del Governo, la strage degli anziani, né più né meno, nella Rsa Pio Albergo Trivulzio che rientra nelle 40 in corso nel Paese con i dati dei contagi e dei morti ben inferiori alla media degli altri Paesi europei, la vicenda del reparto di terapia intensiva alla Fiera di Milano costruito con fondi totalmente privati in piena epidemia Covid-19, ecc..
Naturalmente non si possono non rilevare gli errori compiuti, praticamente da tutti, di fronte alla tragedia di un’epidemia inedita, e se sono comprensibili le proteste di figli, fratelli e nipoti di molti scomparsi anche nei confronti dei medici, sono improntate alla inesausta voglia di manette le campagne mediatiche di giornali e tv pubbliche e private, dove è del tutto omesso il principio dell’innocenza fino ad una sentenza.
Il punto dolente sta nella sempre annunciata ma mai realizzata – tanto più alla luce della vicenda Palamara – riforma della giustizia che, nelle intenzioni di un reazionario giustizialista come il ministro Alfonso Bonafede, si tradurrà in una controriforma di stampo davighiano, nel silenzio e con la complicità del Partito Democratico di Nicola Zingaretti.
Nel mirino ora c’è Matteo Salvini, tramite il Governatore della Lombardia, ed è meglio per lui, che forse è ancora in tempo, tenere a mente che il circo mediatico giudiziario ha eleminato, nel tempo, quattro Presidenti del Consiglio. E non solo.
di Paolo Pillitteri