Il rischio autoritario del modello cinese

mercoledì 3 giugno 2020


Non è affatto vero che ci sia un vuoto di idee ed in questo momento di grande difficoltà manchino le visioni per il futuro del Paese. In realtà le visioni non mancano. Ma sono talmente divergenti l’una con l’altra che non pare possibile trasformarle ed unirle insieme in una sola visione realistica e praticabile.

C’è la visione indicata dal Presidente della Repubblica, che è quella di prendere esempio da quanto realizzato all’indomani della sconfitta della Seconda guerra mondiale e della morte della Patria per rimettere in piedi il Paese ed indirizzarlo verso il modello occidentale grazie al quale è stato realizzato il miracolo economico e la trasformazione dell’Italia in una delle prime potenze economiche e manifatturiere dell’Europa.

Ma c’è anche una alternativa a questa visione. Ed è quella rappresentata dal cosiddetto modello cinese. Che è quella proposta apertamente da Massimo D’Alema e sostenuta, sia pure con qualche correzione ispirata al modello francese, da Romano Prodi, che prevede l’intervento e la partecipazione diretta dello Stato nell’azionariato delle aziende per conservare l’occupazione nelle grandi fabbriche ed impedire la svendita a prezzi fallimentari a società straniere magari partecipate a loro volta dai rispettivi Stati.

Questo modello è sicuramente suggestivo. Perché ricorda l’esperienza positiva dell’Iri e delle partecipazioni statali e costituisce una attrazione irresistibile per una classe politica alla ricerca ossessiva di un consenso fondato sulla creazione di clientele stabili.

Ma l’insidia rappresentata dal modello cinese è costituita dalla circostanza che può funzionare solo se alle spalle ha un sistema politico di stampo autoritario in grado di guidarlo e sostenerlo. In mancanza di una ossatura politica autoritaria capace di assicurargli stabilità e guida certa, è destinato a collassare ad ogni difficoltà. O, peggio, a trasformarsi in sistema totalitario per superare l’emergenza di turno.

Naturalmente ognuno è libero di perseguire il modello che più gli aggrada. Ma è bene conoscere i pericoli che si nascondono nelle visioni eccessivamente visionarie e lontane dalla realtà.

Come dice Papa Francesco, sarebbe un peccato non approfittare della crisi. Ma sarebbe un peccato mortale approfittarne nel modo sbagliato!


di Arturo Diaconale