L’apoteosi dei politici sceriffi

lunedì 25 maggio 2020


Nel corso di “Petrolio”, programma d’inchiesta condotto su Rai 2 da Duilio Giammaria, il professor Alberto Zangrillo, primario del reparto di terapia intensiva del San Raffaele di Milano, ha espresso parole di grande buon senso, auspicando la fine della linea del terrore per un rapido ritorno alla normalità.

In aperta polemica con tutti quegli esperti pluridecorati i quali, pur non avendo mai curato un paziente in carne ed ossa in vita loro, continuano a raccontare una realtà clinica che palesemente non esiste più da settimane, Zangrillo ha ribadito quanto sta sostenendo da tempo, insieme a moltissimi altri clinici sparsi sul territorio italiano: il crollo dei ricoveri e l’evidente attenuazione della carica virale riscontrata nella stragrande maggioranza dei tamponi eseguiti di recente dimostrano che l’interazione tra individui e Covid-19 è profondamente mutata e che, di conseguenza, non c’è più alcuna ragione per tenere al guinzaglio un Paese che ha dovuto subire il più rigido e, a mio avviso, insensato lockdown d’Europa.

Di questo passo, ha ammonito l’illustre medico, moriremo certamente di fame, oltre che di cancro e delle più gravi malattie cardiovascolari, dal momento che per mesi e mesi ci siamo concentrati esclusivamente sul coronavirus, dimenticandoci di tutto il resto.

In merito poi agli untori del momento, i “criminali” della movida che hanno preso il posto dei bistrattati runner, indicati a suo tempo come appestatori da una informazione a dir poco imbarazzante, Zangrillo ha esortato a guardare i dati di una epidemia che si sta esaurendo, senza demonizzare gli “scandalosi” assembramenti dei giovani, soprattutto considerando che avvengono all’aperto e in un clima quasi estivo.

Ma di questo avviso, ahinoi, non sembrano essere buona parte dei tanti politici italiani che hanno pensato bene di affrontare l’emergenza sanitaria con il piglio del più classico sceriffo del West. Tant’è che molti sindaci, come quello di Perugia, città in cui risiedo da molti anni, ha appena vietato ai locali pubblici del centro storico di aprire dopo le 21, aggiungendo per un puro calcolo elettorale un ulteriore danno a queste aziende martoriate dalla lunga chiusura imposta dal Governo nazionale. Poi ci sono i governatori sceriffi, come quelli del Veneto e della Campania, che si ostinano ad imporre l’obbligo tassativo di indossare anche all’aperto le mascherine. Una prescrizione assurda, inutile e dannosa per la salute, soprattutto con il rapido aumento delle temperature, e la quale non può che aumentare il grado di confusione che caratterizza un popolo affetto da analfabetismo funzionale. Ed è proprio a causa di un martellamento terrorizzante a base di notizie allarmistiche e di misure sproporzionate che poi notiamo la presenza di fenomeni di massa che definire demenziali è poco, tra cui la ancora molto diffusa abitudine di girare da soli in auto con la medesima mascherina rigorosamente indossata. Ciò non può che farci dedurre lo sviluppo altrettanto patologico di due assurde convinzioni: a) che il virus circoli liberamente nell’aria; b) che la mascherina non serva a proteggere, seppur in modo del tutto sommario, gli altri, bensì noi stessi.

D’altro canto, se i maggiori canali televisivi e i cosiddetti giornaloni, nonostante l’evidenza incontrovertibile di un Covid-19 in rapida ritirata, proseguono nella loro incessante azione di supporto alla retorica pestilenziale dell’improvvisato Comitato di salute pubblica al potere, raccontando favole, anziché riportare con grande onestà l’esperienza di chi opera sul campo, come ha fatto meritoriamente il citato Giammaria, non possiamo pretendere miracoli di comprensione da parte di un popolo da sempre già molto confuso di suo.

Da questo punto di vista la responsabilità di gran parte della classe dirigente di questo Paese, Giuseppe Conte e soci in testa, inclusa l’informazione, nel disastro economico che ci sta per travolgere non potrà essere derubricata a semplice errore di valutazione.


di Claudio Romiti