venerdì 8 maggio 2020
Non mi interessa sapere se Alfonso Bonafede sarà sfiduciato o no.
Intanto – ricorderete di certo il caso Mancuso – resto dell’opinione che la sfiducia dei singoli ministri è quantomeno discutibile, ma prendo atto del prevalente orientamento contrario.
Nel merito: Bonafede, per le cose che ha detto (e fatto) e per come le ha dette, dovrebbe essere sottoposto – se esistente – a procedura di revoca della laurea. La sua concezione darwiniana dell’elemento soggettivo del reato (che da colposo progredisce in doloso, senza retrocedere mai) è la conferma del fatto che, probabilmente, ha fatto confusione anche nella scelta del Responsabile del Dap (carica retribuita quanto quella di Presidente degli Stati Uniti, mica roba da poco).
Se ha fatto casino in quella vicenda – cosa più che possibile – mi chiedo che cosa sia successo in riferimento alle altre nomine. Non vorrei che, tra sei mesi, un magistrato prendesse l’ardire di telefonare a Sky Calcio Club e dicesse: mi avevano chiesto di fare il direttore degli Affari civili e ora mi ritrovo al magistrato del Po.
Sarebbe imbarazzante, per il magistrato, per il ministro e anche per il Po, che non ha colpe.
Che cosa dirà Fofò in sua difesa? Che è un uomo onesto? Vero e fuori discussione. Ci mancherebbe. Dirà di essersi impegnato? Ti crediamo sulla parola. No problem. Di essere stato inteso male?
Ecco, questo sì. D’altra parte, senza ironia, i percorsi della sua mente sono imperscrutabili a noi poveri umani. Ma, se di equivoco si tratta, perché sfiduciarlo? Sbagliamo tutti, prima o poi. Lui è fallibile come noi tutti. Non si revoca un uomo onesto, dedito al lavoro, male inteso dagli altri. La colpa, dunque, è nostra. Siamo noi a non avere capito.
Il suo amico “Giuseppi” lo sosterrà a spada tratta, con tutto il Movimento.
E il Partito Democratico? Che cosa farà il Pd? Dirà che in questo momento eccezionale non si mette in discussione un ministro che ha dato buona prova di sé e difenderà i posti dei suoi sottosegretari che, a rigore, dovrebbero seguire la sorte del titolare del dicastero. Io, comunque, un’idea l’avrei. Gli direi: “Dimmi dove ti esibisci domani, che ti vengo a vedere”.
di Mauro Anetrini