Spiegare, capire e comprendere l’emergenza

giovedì 7 maggio 2020


Spiegare, capire e comprendere sono concetti molto diversi e la loro esatta percezione è fondamentale per debellare la pandemia da Covid-19, che affligge l’Italia e il mondo intero da più di due mesi.

  Spiegare, dal verbo latino explicare, composto da ex – fuori – e plicare (piegare) significa rendere chiaro per far capire, ovvero trasmettere la conoscenza, che viene resa palese e, come tale, fruibile. Capire, dal verbo capere, che significa catturare (capio, captum), appartiene alla sfera intellettiva. Comprendere, dal verbo latino comprehendere, che significa prendere completamente dentro di sé, è legato ad uno spettro cognitivo più ampio.

  L’etimologia latina di queste parole, come sempre, aiuta a distinguere per regolarsi. Quindi, il capire è legato alla spiegazione mentre il comprendere è dato dalla nostra interpretazione del concetto spiegato. Occorre conoscere questi aspetti e dedicare molta attenzione a spiegare, capire, comprendere e interpretare (come efficacemente illustrato dal premio Nobel Ilya Prigogine, e da studiosi come Renato Pilutti, nelle loro opere di stampo non solo scientifico ma anche filosofico).

Ecco un esempio di pessima attuazione dei concetti sopra esposti. Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, siamo obbligati ad indossare la mascherina. Tuttavia, vi sono molte difficoltà a trovare nel circuito informativo una corretta ed esaustiva informazione del perché e del come le mascherine devono essere usate, nonché delle loro caratteristiche tecnico-sanitarie.

 Tutto è lasciato al caso, all’immaginazione o all’interpretazione dei singoli e, in alcuni casi, approfittatori di vario genere, approfittando, appunto, del momento di generale confusione, propongono strategie e/o strumenti miracolosi a prezzi esorbitanti. Eppure, il diritto ad essere (correttamente) informati, garantito dall’articolo 21 della Costituzione italiana, mai come nell’emergenza della pandemia è essenziale e inderogabile, attenendo direttamente alla tutela della salute, che, non a caso, la Costituzione riconosce come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività” e, quindi, ancor più che inviolabile, in quanto manifestazione del diritto alla vita, presupposto di ogni diritto (articolo 32 della Costituzione).

La tutela della salute e la garanzia di cure gratuite agli indigenti costituisce un diritto sociale assoluto (non a caso la Carta Fondamentale lo pone nel Titolo II della Parte I dedicata ai “rapporti etico-sociali”) che precede i diritti civili, poiché questi ultimi, seppur essenziali, senza la garanzia dei diritti sociali, diventano affermazioni astratte e prive di quel risvolto applicativo, che la Costituzione appresta per tutte le tutele da essa previste.

Il problema principale dell’attuale classe dirigente è, pertanto, la crisi del pensiero logico. Non riuscendo a individuare, con raziocinio, la criticità del processo posto in atto, essa non è in grado di fornire informazioni adeguate e comprensibili, dalle quali si traggano conclusioni plausibili e condivise. La sua maggiore attitudine è quella dell’annuncio propagandistico di informazioni inattendibili, di proposte irragionevoli e di tentazioni politiche avventurose, spesso senza risultato o con risultati inattesi e pericolosi. Mancano idee, progetti e consapevolezza del divenire; manca una linea e tanto meno riconoscibile, manca quella esperienza, autorevolezza e conoscenza politico-amministrativa, che fu propria di tanti esponenti di governo (e non solo) del Dopoguerra e della cosiddetta Prima Repubblica, mai come ora, rimpianta. A quel livello dobbiamo guardare e, quanto prima, tornare se vogliamo uscire dal guado!

(*) Docente di Diritto costituzionale nell’Università di Genova e di Diritto regionale nelle Università di Genova e “Carlo Bo” di Urbino

(**) Già Docente di Cardiologia all’Università di Brescia e di Organizzazione Sanitaria all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia


di Daniele Granara (*) ed Evasio Pasini (**)