Il partito del terrore non molla la presa

lunedì 4 maggio 2020


Dunque, da oggi secondo il Governo inizia la “Fase 2”, quella della ripartenza. Ma in realtà il veicolo economico del Paese, più che col freno a mano inserito, riparte con le ganasce ben serrate sulle quattro ruote. Tant’è che nell’ultimo, paradossale decreto del premier Giuseppe Conte si consente la riapertura generalizzata del commercio all’ingrosso, lasciando però al palo quello al dettaglio.

Non si comprende, pertanto, a chi i grossisti venderanno le loro merci giacenti in magazzino, dal momento che i dettaglianti loro clienti sono ancora costretti a rimanere in lockdown. D’altro canto ci siamo oramai quasi assuefatti ad una così demenziale sequela di misure sconclusionate, come ad esempio quelle che regolano le visite ai non meglio precisati congiunti o il limite di 15 partecipanti ai funerali.

Ma il problema di fondo, al di là delle piccole o grandi mostruosità liberticide che hanno funestato negli ultimi due mesi la nostra già non semplice esistenza, resta di natura essenzialmente politica. Chi infatti si è assunto la responsabilità di adottare una quasi totale sospensione delle nostre garanzie costituzionali, non potrà continuare a farsi schermo di uno pseudo comitato scientifico di cui a malapena conosciamo qualche volto. Così come i partiti che compongono l’attuale maggioranza possono pensare in futuro di scaricare sullo stesso Conte e il suo portavoce Rocco Casalino il peso di una paralisi sociale ed economica che non ha precedenti nella storia repubblicana.

Anche se le libertà ci sono state tolte con un atto amministrativo elaborato in solitudine che non ha forza di legge, il famigerato Dpcm, i partiti che ancora sostengono l’Esecutivo giallorosso portano in toto sulle loro spalle l’intera responsabilità delle modalità, a mio avviso eccessive e sproporzionate alla bisogna, con cui è stata affrontata l’emergenza sanitaria scaturita dal Covid-19. Una linea che in molti Paesi europei, vedi Svezia e Olanda tanto per citarne alcuni, è stata considerata abbastanza stupida ed autolesionistica e che avrà l’effetto certo di provocare un catastrofico tsunami sul sistema produttivo.

Una linea, vorrei qui ribadire ancora una volta, che sembra aver inizialmente raccolto nel Paese un grande consenso, facendo recuperare il terreno perduto in termini di popolarità ad un premier e ad una coalizione già dati per defunti. In questo senso gli uomini al potere hanno sfruttato con una certa abilità la straordinaria convergenza con alcuni poco conosciuti luminari della scienza medica, ai quali è capitata l’occasione della vita di trovarsi al centro dell’attenzione mediatica di un Paese di 60 milioni di abitanti in gran parte terrorizzati.

Ed è proprio da codesta convergenza di interessi, inizialmente non pianificata da nessuno, che si è formato una sorta di partito del terrore sanitario. Un partito che ancora oggi lancia avvertimenti e intimazioni alla Savonarola. Avvertimenti e moniti nei riguardi di un virus che continua ad essere dipinto come si fosse più mortale di una radiazione nucleare e che ha consentito al medesimo partito del terrore di esercitare per molte settimane una grande presa nei confronti della collettività italiana.

Ma ora, nonostante i segnali di grande e generalizzata apertura che ci arrivano dall’intera Europa e malgrado i numeri sempre più incoraggianti che provengono dagli ospedali italiani, con il crollo quasi dei casi gravi, lo stesso partito del terrore sembra proprio non volerla mollare tale presa. Tant’è che il ministro della Sanità ha emulato in diretta televisiva il citato Savonarola, ricordandoci su Rai 3 che “il virus è ancora molto pericoloso”. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, invece, è andato ancora più in là, impugnando la sacrosanta decisione di Jole Santelli, governatrice della Calabria, di permettere ai bar e ai ristoranti che operano all’aperto di riprendere l’attività, pur con tutte le cautele del caso.

Ora, dal momento che tutti i principali esperti della materia ci dicono, anche sulla base di studi approfonditi, che all’aperto il rischio del contagio è bassissimo e che la Calabria è una delle zone meno colpite del Paese, si comprende quanto sia strumentale l’iniziativa del ministro Boccia.

Forse a questa gente sembra naturale tentare di allungare il più possibile il brodo di una emergenza che nei numeri non sembra più tale, anche a costo, ahinoi, di portare al definitivo collasso l’economia italiana, con l’unico scopo di restare sull’onda alta del consenso popolare. Solo che alla fine, volenti o nolenti, se non ci riusciranno gli italiani a far mollare loro la presa sul Paese, sarà il partito senza voti e senza canditati della realtà a riportarli sulla terra ostile dei fatti e della resa dei conti. Non credo sia possibile per chi oggi si è preso i pieni poteri poter sfuggire a questo decisivo passaggio. Staremo a vedere.


di Claudio Romiti