Basta col terrorismo sanitario

giovedì 30 aprile 2020


Spesso mi chiedo, dandomi un pizzicotto, se io stia vivendo uno spaventoso incubo sanitario. Perché proprio di incubo si tratta, particolarmente quando abbiamo appreso il contenuto di un recentissimo report del chimerico Comitato tecnico-scientifico, dietro il quale si fanno scudo i nostri impareggiabili decisori politici.

Ebbene secondo tale rapporto, ampiamente ripreso dai media nazionali, se l’Italia dovesse riaprire tutte le attività produttive e sociali il 4 maggio si arriverebbe in breve a dover ricoverare in terapia intensiva – udite, udite, o rustici! – ben 151mila persone. Ovviamente chi ha redatto questo stupefacente documento, evitando di arrotondare questa sproposita cifra per difetto, avrà ritenuto decisivo quel migliaio di intubati in più, così da rendere ancor più verosimile l’inverosimile.

Ora, senza entrare nel merito dei modelli statistico-scientifici con in quali si è giunti a codesta lunare conclusione, io vorrei permettermi di contrapporle alcune semplicissime valutazioni da uomo della strada informato sui fatti, compresi quelli che riguardano tanti altri Paesi europei.

In primis, considerando che nel momento più critico della pandemia il numero dei degenti in sala di rianimazione superava di poco le 4mila unità, mi resta difficile credere che si possa raggiungere in poco tempo un livello critico quasi 40 volte superiore. Ciò anche in virtù del fatto che, mentre all’inizio la pandemia, il cui agente patogeno circolava indisturbato da mesi in Italia, avevamo la guardia bassa, oggi persino i lattanti hanno capito come comportarsi per evitare il più possibile il contagio.

Tuttavia, se nemmeno il distanziamento e l’uso massivo delle mascherine ci impedisse di subire una seconda e ben catastrofica ondata, dovremmo trarre almeno due serissime conseguenze: a) il Covid-19 non è un semplice virus respiratorio, tutt’altro. Il Covid-19 è qualcosa di simile ad una mortale radiazione nucleare; b) Di conseguenza, di fronte ad una sì spaventosa minaccia, dovremmo restare in casa per mesi, o addirittura anni, fino alla definitiva scomparsa dalla faccia della terra del coronavirus.

Inoltre, elemento non secondario, ci dovremmo chiedere per quale strano caso del destino tutti quegli Stati europei che non hanno adottato alcun lockdown, o comunque un lockdown ben più soft del nostro, stiano superando assai meglio di noi la grave emergenza sanitaria. Mi riferisco a Paesi come la Svezia, l’Olanda, la Danimarca, la Svizzera, l’Austria, la Repubblica Ceca, eccetera, eccetera. Forse che questo microscopico nemico pubblico numero uno abbia deciso di accanirsi in modo particolare sull’Italia dei divieti, dei timbri, delle autocertificazioni e della caccia ai passeggiatori con i droni e gli elicotteri?

E ancora, tutto questo terrorismo sanitario sparso a piene mani, perché di questo si tratta, a cosa può portare se non a creare ulteriore panico presso la popolazione? Una popolazione che, propria a causa di analoghi messaggi di natura apocalittica, si è fatta togliere senza fiatare e con un semplice atto amministrativo gran parte delle sue libertà costituzionali, scivolando in una misera condizione di sudditi tiranneggiati da un surreale regime di polizia sanitaria.

A questo punto dove vogliamo condurla questa collettività confusa, impaurita, terrorizzata, nel baratro del sottosviluppo?

Intendiamo farla restare inchiodata altri mesi davanti alla tv ad ascoltare il martellante delirio inscenato dai tanti, troppi improvvisati Savonarola che ci ricordano di un non uscire altrimenti finiremo fulminati?

In ultimo, proseguendo in una così insensata strategia della paura, la quale come si è visto negli ultimi provvedimenti adottati quasi in solitaria da Giuseppe Conte ha di fatto impedito una reale riapertura del sistema produttivo, dove si troveranno le risorse per ricostruire il Paese, dopo una devastazione economica in buona parte autoinflitta?

Io credo che di questo passo, virus o non virus, tra qualche mese saremmo costretti a parlare di ben altro, a cominciare dalla morte di centinaia di migliaia di imprese, con milioni di disoccupati a cui sarà impossibile dare una risposta. Nell’interesse di tutti, spero di sbagliarmi.


di Claudio Romiti