La debolezza del Governo ed i rischi per le istituzioni

venerdì 17 aprile 2020


Appare fin troppo evidente perché mai il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non voglia presentarsi in Parlamento prima del vertice europeo fissato per il 23 aprile e dedicato alla definizione delle misure finanziarie in grado di fronteggiare le conseguenze della pandemia nel Vecchio Continente, prima tra tutte la recessione che minaccia le economie di tutti gli Stati dell’Unione europea. Ciò che il premier vuole evitare non è lo scontato tentativo della Lega e di Fratelli d’Italia di metterlo in difficoltà sul Mes cercando di delegittimarlo agli occhi dei partner europei alla vigilia del vertice. Il problema di Conte è la tenuta della sua maggioranza, che sul Mes è divisa in maniera profonda e che potrebbe sfociare in una lacerazione dagli effetti incontrollabili.

Che il presidente del Consiglio sia preoccupato di esorcizzare ogni fantasma di possibile crisi è fin troppo comprensibile. Così come è altrettanto comprensibile che identica preoccupazione sia nutrita dal Presidente della Repubblica, consapevole che una eventuale crisi di governo o un semplice indebolimento troppo marcato della coalizione giallorossa nella fase delicata del passaggio dalla fase 1 alla fase 2 potrebbe provocare un danno irreparabile per il Paese.

Ma aggirare facilmente la divergenza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle sulla questione del Mes non risolve il problema della precarietà dell’attuale esecutivo. Un problema che inevitabilmente rischia di pesare come un macigno sull’indirizzo di fondo che il Governo dovrà necessariamente dare ad una ripresa che presto o tardi dovrà comunque partire.

Nessuno riesce a capire fino in fondo quali e quante siano le divergenze di fondo esistenti tra i due principali partiti della coalizione governativa. Ma fare chiarezza sulle ragioni della concorrenzialità tra Pd e M5S diventa indispensabile non tanto per sapere se l’Italia dovrà o meno accettare i prestiti del Mes con o senza condizioni, quanto per capire dove e come il grande flusso di denaro che si spera possa provenire dall’Europa debba essere distribuito per evitare che il 2021 e gli anni successivi possano essere meno devastanti e drammatici del 2020.

Immaginare che la soluzione delle divergenze esistenti nel Governo possa venire dalle indicazioni degli ormai innumerevoli comitati di tecnici di scienziati istituiti dal Governo prima per fronteggiare la fase 1 della pandemia ed ora per preparare una fase 2 in grado di far tornare il Paese ad una parziale normalità in condizione di sicurezza sanitaria, sarebbe una fuga delle proprie responsabilità da parte del Governo ma rappresenterebbe una sorta di nuovo 8 settembre da parte delle istituzioni.

Da quando il coronavirus è scoppiato i paragoni dell’emergenza attuale con quella della fine della Seconda guerra mondiale si sono sprecati. Speriamo che la debolezza dell’attuale esecutivo non ci porti ad una nuova e più micidiale “morte della Patria”!


di Arturo Diaconale