mercoledì 15 aprile 2020
Nel mentre che non accennava a spegnersi la telenovela a proposito del Mes – con svolte di accensioni nominalistiche anti-opposizione, perché ritenuta presente e responsabile nell’approvazione pregressa di quel Salva Stati, e con delle repliche su alcune delle quali spuntava l’ombra di un estenuato, io non c’ero e se c’ero non capivo – il presidente Giuseppe Conte si predisponeva a nominare la commissione di esperti, la task force, con a capo Vittorio Colao. Il comitato ha lo scopo di predisporre piani e progetti in merito alla fase numero due dell’emergenza e, dunque, di assumere decisioni che riguardano quella che chiamano la ricostruzione del dopo Covid-19. Non si conoscono esattamente i poteri di questa commissione nella quale, comunque, la figura di Vittorio Colao ne certifica le indubbie capacità di supermanager (viene da Vodafone) né si vogliono discutere o sminuire quelle dei 16 esperti tecnici, specialisti.
Una scelta, del resto, che non è scaturita dal Web o da casuali estrazioni, e che conferma, semmai, come il credo grillino dell’uno vale uno sia una delle tante barzellette di un movimento senz’arte né parte, ma nel governo di Conte. In realtà, un professionista come Colao dovrebbe essere messo in grado di compiere la sua mission esercitandone quei poteri che sono indispensabili per la realizzazione di un compito impegnativo e decisivo per il futuro di un Paese in ginocchio. Dove il suo cambiamento reale non dovrebbe restare sommerso dal solito diluvio di promesse, proclami, slogan elettoralistici.
Il fatto è che anche con questa nomina dall’alto, decisa espressamente da Palazzo Chigi, è ancora più evidente come una commissione di esperti designata ad un compito di grande impegno nei confronti dei cittadini sia avvenuta senza alcun coinvolgimento di un Parlamento, che fin dall’inizio della crisi è stato estromesso quando, al contrario, Camera e Senato e i rispettivi gruppi di maggioranza e opposizione potevano dare un contributo fondamentale e pluralistico, nel quadro di una collaborazione che il centrodestra ha più volte offerto. E la risposta di Conte e del suo governo è stata sempre non solo negativa ma irrispettosa, come in questo caso, delle prerogative di un Parlamento, vera sede della democrazia rappresentativa espressione della volontà popolare. È vero che un’emergenza come questa comporta inevitabili compressioni alle nostre libertà, ma in un quadro temporale e, comunque, nel rispetto pieno delle funzioni di questo Parlamento troppe volte ignorato e tacitato e sostituito da un governo nel quale molte decisioni si rifanno alla “indiscutibile” competenza tecnica di esperti, tecnici, specialisti che suggeriscono i temuti prodromi di una sorta di tecnocrazia in salsa populista.
di Paolo Pillitteri