Gli utili idioti al tempo del coronavirus

martedì 14 aprile 2020


Secondo un noto aforisma attribuito a Oscar Wilde non bisognerebbe “mai discutere con un idiota, perché ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza”.

Ebbene, in questa sorta di delirio collettivo di massa (così come definisce l’attuale condizione del Paese un mio caro amico psichiatra che opera nella sanità pubblica) causato dal coronavirus, gli utili idioti che aspirano al ruolo di moderni Savonarola imperversano in ogni angolo di queste lande desolate, ricordandoci con enfasi che “dobbiamo morire”.

Personaggi confusi e sempre più utili a sostenere un improvvisato comitato di salute pubblica, formato da un Governo inverosimile e da uno stuolo di scienziati medici, il quale sta letteralmente soffocando il Paese in una prolungata agonia basata sugli arresti domiciliari di massa. A tale proposito, si chiede il direttore de Il Tempo, Franco Bechis: “Ma saranno davvero scienziati quelli che ci barricano in casa? Quelli come la dottoressa dell’Ospedale Sacco, Maria Rita Gismondo, che disse che esageravamo di fronte a una banale malattia che faceva meno danni dell’influenza? Si è mai scusata delle corbellerie pronunciate? O sono scienziati i vari Roberto Burioni, Massimo Galli, Fabrizio Pregliasco e tanti altre star della tv (spero con prestazioni gratuite) che in queste settimane hanno certificato tutto e il suo esatto contrario? Quelli delle mascherine non servono niente salvo poi dire che tutti debbono portare le mascherine? È scienza dire state lontani l’uno dall’altro anche in famiglia? Queste sono soluzioni che anche una vecchia nonna che non aveva la licenza elementare avrebbe saputo dare. Un po’ come dire: non mangiare, che di sicuro non farai indigestione. Già, ma poi muoio di fame”.

Eh! Ma noi siamo per l’appunto la patria di Girolamo Savonarola e non possiamo farci sfuggire l’occasione, sulla scorta di una epidemia che non è quasi avvertita dall’85/90 per cento della popolazione, di ricordare al prossimo che “deve morire!” Morire non solo di o con Covid-19, come purtroppo accade nei riguardi di quella parte fragile della popolazione che il nostro sistema pubblico sfasciato riesce a proteggere – o così come la martellante propaganda del partito unico del virus vorrebbe farci credere – solo confinandoci a tempo indeterminato in casa, ma anche di infezioni contratte ogni giorno negli eccellentissimi ospedali italiani. Secondo un report pubblicato dall’Ansa si è passati da 18.668 decessi del 2003 ai 49.301 del 2016. Una cifra agghiacciante per un Paese che si considera civile e che, secondo la filosofia di chi ha abolito con un tratto di penna gran parte delle nostre libertà costituzionali, dovrebbe impedire l’accesso a tempo indeterminato ai nostri nosocomi, dichiarandoli zona rossa.

In realtà, malgrado la propaganda di questo improvvisato, ma spietato regime di polizia sanitario si sforzi di farci credere il contrario, il resto dell’Europa ha già cominciato ad uscire gradualmente dall’emergenza, sebbene nessuno abbia adottato le nostre misure draconiane. Paesi che hanno impattato col virus più tardi di noi, già prima di Pasqua hanno annunciato importanti riaperture per un ragionevole ritorno alla vita normale, tra questi l’Austria che riapre i negozi e la Danimarca addirittura le scuole e gli asili, idem per la Norvegia. Persino la Spagna, che sembrava stare messa peggio di noi, sta valutando la possibilità di parziali riaperture a partire dal 26 aprile. Ma noi siamo stoici sulla data del 3 maggio, con probabile reiterazione del blocco del confinamento in casa per chi non appartenga alle categorie produttive che verranno eventualmente autorizzate a riprendere l’attività.

Nel frattempo assistiamo allo spettacolo desolante di una quotidiana caccia al runner solitario, ai “furbetti” delle passeggiate, così come la stampa di regime definisce quei pochi disgraziati che anelano alla libertà di potersi muovere all’aperto, alle decine di migliaia di multe e di sanzioni penali comminate ad altrettanti “criminali” che erano usciti senza una spiegazione plausibile, almeno secondo le demenziali norme adottate d’urgenza da Giuseppe Conte nei suoi liberticidi decreti legge. La rete e i media mostrano un impressionante proliferare di ducetti sindaci e presidenti di Regione con l’orbace e il manganello, i quali hanno messo in piedi ignobili strutture di delazione, come il Sus (sistema unico di segnalazione di Roma Capitale) di Virginia Raggi, o arrivano a minacciare di bastonature i propri amministrati che “scappano” di casa, come ha fatto in un messaggio, tra il serio e il faceto, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca.

E così, mentre l’Italia più attiva e dinamica perisce con monotono languore, scandito quotidianamente dai dati improbabili di un contagio che la nostra inadeguata organizzazione sanitaria non sembra in grado di contenere come riescono a fare altri Stati considerati meno eccellenti di noi, i politici e gli scienziati al timone continuano imperterriti con la loro altrettanto monotona intimazione: state a casa!

 


di Claudio Romiti