Niente come prima, a cominciare dal governo e non solo

mercoledì 1 aprile 2020


Nei nostri voti, c’è soprattutto, l’augurio contenuto in quel niente come prima che rischia di attestarsi nella dimensione del luogo comune, a meno che… A meno che, appunto, prevalga il suo significato più autentico, staremmo per dire storico, in un Paese in cui la legge del trasformismo ha quasi sempre vinto su quella del cambiamento. Il fatto incontrovertibile è che la crisi imposta al Paese dal virus possiede una portata non più cronachistica o localistica come avvenne ai tempi del colera, ma colpisce ogni settore della società e della Polis. Non a caso, per quanto riguarda la politica, si avanzano tesi, propositi e promesse in riferimento anche a modificazioni istituzionali delle quali va subito detto che il rischio più probabile che corrono è di restare nell’ambito dei buoni proponimenti, nel limbo ammantato di veli sotto cui la realtà resta inoperosa.

Da tanti, troppi anni, una repubblica dopo l’altra. Sarebbe forse troppo facile e un po’ ingiusto attribuire soltanto al governo in carica un primato negativo pensando a un Giuseppe Conte che dà l’impressione di fare quel che può ma che non possiede alcun pedigree politico e amministrativo né alcun partito degno di questo nome alle spalle ed essendo stato portato a Palazzo Chigi dall’operazione trasformistica dell’estate scorsa. Ma che dire dei componenti di un esecutivo che nella crisi più grave della nostra storia non è affatto omogeneo, con una maggioranza parlamentare per nulla rappresentativa della opinione degli italiani, e col maggior partito, il M5s che non solo è straordinariamente sconnesso sul piano identitario, ma affatto inesperto e incapace su quello amministrativo, donde le trovate di puro stampo demagogico di un Vito Crimi che, a fronte del disastro imminente della nostro produzione, calcolato in miliardi, avanza la ridicola proposta della riduzione dello stipendio dei parlamentari.

E che dire dell’ultima uscita di un Beppe Grillo che, peggio ancora dei suoi pentastellati, se ne esce con la trovata di un reddito di base universale, ottenendo la bocciatura dell’intero mondo politico, fra cui i suoi adepti in uno dei loro rari momenti di lucidità. L’amara verità è che gran parte dell’attuale classe dirigente non sembra all’altezza di una situazione drammatica e se è forse troppo pretendere che vi sia un Winston Churchill che prometteva sangue, fatica, lacrime e sudore, dovremmo pur chiedere a chi ci rappresenta un impegno, uno slancio, un coraggio per sconfiggere paura e pessimismo, giustificabili per i molti sopraffatti dalla novità crudele, ma non per coloro che devono indicarne le risposte, i rimedi, le soluzioni per un dopo che è già davanti, per un domani che deve iniziare oggi. Pensare al dopo, dunque. Altrimenti quel “nulla come prima” finirà col restare un luogo comune.


di Paolo Pillitteri