mercoledì 11 marzo 2020
Oltre alla urgente assunzione di comportamenti responsabili, civili, insomma propri di chi possa esse fiero di chiamarsi cittadino, è un dovere anche non lasciare che il caos e il panico balcanizzino i nostri neuroni e sinapsi e non attendere quindi che rientri lo stato di emergenza sanitaria da Coronavirus provare a riordinare almeno alcune tessere del disastroso mosaico in cui si è trasformata la gestione del Covid-19 nel nostro Paese. Anche perché i tempi saranno evidentemente molto lunghi. E ormai la fotografia delle nostre città ci restituisce una realtà spettrale di desolazione, contenuta e diffusa paura e la brutale circostanza in cui negli ospedali il personale medico dovrà scegliere chi curare e chi no in base all’età, alle condizioni di salute alle maggiori probabilità di ciascuno, insomma, di sopravvivere dopo l’intervento rianimatorio e la terapia intensiva.
Ricomporre almeno una parte del mosaico, si diceva. Iniziamo pure correlando l’irresponsabile atteggiamento iniziale del Governo Conte e dei vertici di maggioranza nei confronti del contagio in Italia (sono ormai diventate un tormentone sui social le dichiarazioni di Nicola Zingaretti che con tono divertito diceva che il corona virus era straordinariamente meno rischioso dell’influenza) con le fasi successive del ‘tentato contenimento’ fino alla rocambolesca fuga dagli uffici di Palazzo Chigi della bozza del decreto di chiusura dei confini della Lombardia (e a seguire di alcune altre regioni) che ha provocato l’assalto ai treni e la irresponsabile fuga da Milano di centinaia di persone, con la richieste economiche avanzate progressivamente dal Governo all’Europa a sostegno del piano anti-crisi. Un pacchetto di interventi, divenuto giorno dopo giorno sempre più oneroso. Prima aggiratosi intorno ai 4,5 miliardi, lo scostamento degli obiettivi di finanza pubblica per via dell’emergenza Coronavirus per finanziare il pacchetto di interventi a sostegno dell’economia è presto salito a 7,5 miliardi, finanziati con 6,35 miliardi in deficit, con tanto di lettera inviata alla Commissione europea e rassicurazioni del Premier Conte sulla “disponibilità a venirci incontro da parte di Bruxelles”.
Fino all’ultima cifra raggiunta ieri a grande velocità con la riunione del consiglio dei ministri: un innalzamento degli obiettivi di finanza pubblica arrivato a 25 miliardi per risollevare il Paese.
Non è peregrino ritenere che per giustificare questa cifra era necessario cavalcare, sfruttare e stirare il più possibile l’emergenza e lo stato di crisi legato all’emergenza e, dopo un irresponsabile e lungo momento iniziale di sottovalutazione dei rischi prona al terrore di adottare misure che suonassero anche velatamente come ‘razziste’, inasprire i provvedimenti con cui alla fine il governo ha letteralmente chiuso il nostro paese e obbligato i cittadini a chiudersi a casa per evitare il pericolosissimo invasione da parte degli infettati nelle sofferenti strutture ospedaliere, debitamente smantellata nei decenni scorsi da una politica folle nel tentativo di conquistare l’appoggio di forze politiche in funzione anti Berlusconi. Ma questa è un’altra storia sebbene ecco qua quali sono i risultati. Insomma si tratta una cifra considerevole che consentirebbe a M5s e Pd di far spesa pubblica e spendere per misure di assistenza destinate prioritariamente a settori lavorativi e sociali da sempre più sensibili ai richiami del welfare ma soprattutto capitalizzare e provare a riconquistare ed acquisire importanti fette di elettorato. La politica, quella spietata, ci ha abbondantemente abituati a non considerarci complottisti e dietrologi ogni volta che prendiamo atto di quanto i confini tra tornaconto di partito e scelte morali siano porte girevoli da usare all’occorrenza. E dalla emergenza attuale un esecutivo allo sbando avrebbe tutto l’interesse a tesaurizzare un rilevante sforamento del deficit da un’Europa per altro a dir poco algida nei confronti delle attuali singole emergenze del sistema Italia. La cifra di 25 miliardi, insomma, sarebbero una ghiotta risorsa per riprendere quote di elettorato con la spesa pubblica, tanto più se ora con l’avallo di Sua Maestà la Commissione europea. Questo in fondo la sinistra sa fare da sempre, ora in ottima compagnia pentastellata.
Non vi sono ragioni per pensare che non andrà così anche in questa circostanza che è ormai un cerchio senza inizio né fine ove tutti gli elementi in campo concorrono ad alimentare il pestilenziale uroboro della mala gestione del potere politico, dell’ incompetenza di chi dovrebbe guidare il paese in modo saldo, e che invece si è schizofrenicamente diviso tra iniziale sottovalutazione dei rischi cui era esposto il paese, della mala gestione che ha improvvisato un carosello di misure in contraddizione tra loro e destinate a funzionare realmente solo in un paese comunista e totalitario, ma così poco efficaci finora in Italia perché non sono state imposte con tempestività e fermezza. Perché non se n’è custodita meticolosamente la necessaria riservatezza che ha causato l’ormai noto, pur irresponsabile assalto ai treni alla stazione di Milano non appena Palazzo Chigi ha “lasciato” trapelare la notizia del decreto con cui si bloccava l’uscita e l’entrata in Lombardia. Siamo alla frutta, qualcuno si consoli con il caffè, in attesa dell’ammazza Coronavirus. E dei 25 miliardi che Conte, forte di una situazione del Paese ormai tragicamente fuori controllo, avrà agio di chiedere all’Europa. E la Germania e nomenklatura europea che hanno tutto l'interesse ad aiutare il Giuseppi Conte affinché resti saldo in sella con il Pd anche dopo che sarà passata la crisi sanitaria?
Mentre le carceri stanno esplodendo e restituiscono ogni giorno un atroce bollettino di detenuti morti negli istituti penitenziari, per l’incompetenza del guardasigilli Alfonso Bonafede che non ha messo in campo una, dicasi una misura deflattiva contro l’incivile sovraffollamento carcerario, a cominciare dall’abbandono dei braccialetti elettronici per reati minori e da altre misure come la messa alla prova.
di Barbara Alessandrini