venerdì 14 febbraio 2020
E dunque il Senato ha votato per mandare Matteo Salvini a farsi processare dal Tribunale di Catania per sequestro di persona. Ma è proprio così?
No. Infatti, prima di giungere alla apertura del procedimento vero e proprio, bisognerà passare dalla Procura e davanti al Giudice della udienza preliminare.
In questa sede, non è detto che tutto conduca al processo. Innanzitutto, dobbiamo ricordare che la Procura di Catania, alcuni mesi fa, propose l’archiviazione sostenendo – a ragione – che non vi fosse traccia di reato e che fu invece il Tribunale ad inviare gli atti al Senato, chiedendo una sua votazione. Ne viene che tutto lascia pensare che a distanza di pochi mesi l’opinione della Procura in proposito sia la medesima e che perciò essa tornerà a chiedere l’archiviazione.
Bisognerà dunque attendere cosa riterrà di fare il Giudice, se archiviare o procedere, inviando Salvini al dibattimento per sequestro di persona. Anche perché, in senso giuridico – ma non si vede in quale altro senso parlarne – di sequestro non si ritrova neppure una vaga traccia. Infatti, sequestro si ha quando un soggetto venga privato – anche se per un breve lasso di tempo – della sua libertà di movimento o di allontanamento, da un altro soggetto che lo costringa in tal senso e contro la sua volontà.
Ebbene, chi può seriamente pensare che Salvini, proibendo lo sbarco ai migranti della Gregoretti, per poi concederlo dopo quattro o cinque giorni, abbia addirittura sequestrato quei malcapitati?
Per pensare questo, occorre molta fantasia ed anche una sostanziale ignoranza del diritto e dei principi che lo esprimono. Si comprenderà bene quanto sopra affermato, ricorrendo ad un esempio tanto semplice quanto irrefutabile.
Poniamo il caso che un Tizio, da me non invitato, entri a casa mia e che chieda poi di passare nella stanza adibita al mio riposo notturno e che io invece, non intendendo permetterlo, glielo impedisca.
Tanto basterebbe ad affermare sensatamente che io abbia commesso il delitto di sequestro di persona? Se uno studente di Giurisprudenza rispondesse in modo affermativo a questa domanda, sarebbe invitato ad allontanarsi per ripresentarsi non già all’appello di esami successivo, ma alla sessione successiva – dopo vari mesi – allo scopo di chiarirsi meglio le idee che, sul punto, apparirebbero molto confuse.
Infatti, anche se io impedissi a Tizio, già penetrato in casa mia, di raggiungere le altre stanze (e non soltanto una), costui non sarebbe per nulla privato della sua libertà di movimento o di allontanamento, potendo uscire di casa in ogni momento a sua scelta – cosa di cui io sarei peraltro ben contento.
Allo stesso modo, la nave Gregoretti, giunge in porto senza essere stata a ciò invitata, e i suoi passeggeri vengono impediti dallo sbarcare sulla banchina. Dove sarà mai il sequestro? Come ipotizzarlo? Forse che alla nave sia stato impedito di allontanarsi? Forse i suoi passeggeri sono stati rinchiusi in una gabbia? Forse che non avrebbero potuto andarsene attraccando altrove?
Nulla di tutto questo. E allora di quale sequestro stiamo parlando? Quando mai impedire uno sbarco equivale a sequestrare una persona? Sarebbe come dire che impedire ad un intruso di accedere alla mia stanza da letto configuri il suo sequestro. Più che una assurdità, una facezia.
Davvero fa specie sentire tanti pentastellati usare paroloni che neppure comprendono fino in fondo (sequestro, autorizzazione a procedere, legittimità…) nel tentativo – vano – di riuscire ad aprire quelle porte del diritto che, per le loro consunte nocche, resteranno sempre chiuse.
Di questo però – della loro insipienza, della loro pochezza intellettuale e della conseguente arroganza – uno Stato di diritto può anche morire.
di Vincenzo Vitale